Finora i candidati e le candidate alle prossime elezioni europee hanno detto molto poco (per non dire nulla) di come gestiranno le politiche comunitarie nel caso in cui dovessero essere eletti/e. Paradossalmente a farlo sono stati i candidati al ruolo di Presidente della Commissione europea.
Nei giorni scorsi su tutte le principali reti televisive nazionali è stato trasmesso un dibattito televisivo organizzato dall’ente di radiodiffusione europea, l’EBU. Durante la trasmissione i candidati di cinque partiti politici europei alla presidenza della Commissione Europea hanno risposto a domande su cinque temi principali concordate in precedenza (ma nessuno ha fornito indicazioni precise sulle politiche che attuerebbe nel caso fosse il candidato prescelto – non eletto). A prescindere dal fatto che fra i partecipanti al confronto una sola pare avere davvero qualche possibilità di diventare presidente, quello che gli elettori dovrebbero domandarsi è: a cosa serve tutto questo? Assolutamente a niente. Sì perché ad eleggere il Presidente della Commissione europea non saranno gli euro-elettori, ma il Parlamento europeo. Saranno i nuovi europarlamentari ad eleggerlo durante la prima sessione plenaria di luglio. Uno dei compiti del Parlamento europeo, infatti, è proprio quello di eleggere il Presidente della Commissione europea. Agli Stati membri (ancora una volta non agli elettori) il compito di proporre un candidato, tenendo conto dei risultati delle elezioni europee. Sarà poi il Parlamento europeo ad eleggere il nuovo Presidente della Commissione a maggioranza assoluta (ovvero con la metà dei deputati più uno). Nel caso in cui nessun candidato dovesse ottenere il numero di consensi necessari, gli Stati membri avranno un mese di tempo per proporne un altro (il Consiglio europeo delibera a maggioranza qualificata). Una situazione che si è verificata più spesso di quanti si pensi.
Da quando è stata introdotta, nel 2014, sia quell’anno che nel 2019 il Consiglio ha scelto un candidato appartenente al partito europeo che aveva effettivamente ottenuto più seggi alle elezioni, (che, almeno secondo i sondaggi preelettorali dovrebbe continuare a essere il Partito Popolare Europeo). Nel 2014 ad essere eletto fi il lussemburghese Jean-Claude Juncker. Nel 2019, invece, fu scelta Ursula von der Leyen membro della CDU, il principale partito tedesco di centrodestra, molto influente nel PPE. In quell’occasione destò non poca sorpresa il fatto che ad essere nominata fosse proprio lei: il candidato del PPE, infatti, era Manfred Weber. Ma alcuni capi di stato e di governo lo ritennero non adatto a ricoprire un ruolo così importante. Lo stesso Jean-Claude Juncker criticò la scelta della von der Leyen sostenendo che mancava di trasparenza.
Chiunque sarà il prossimo (o la prossima) Presidente della Commissione europea è una scelta che non è lasciata agli elettori. Resta da capire, a questo punto, a cosa sia servita la sceneggiata andata in onda sui canali ufficiali dell’UE…