A febbraio 2024, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, parlando con i giornalisti durante un incontro con gli inviati speciali regionali e nazionali per l’Afghanistan, aveva sottolineato la necessità “urgente” di “porre fine alle restrizioni imposte dalle autorità talebane de facto alle donne e alle ragazze in Afghanistan”. Vogliamo tutti un Afghanistan in pace, dice il capo delle Nazioni Unite a Doha | Notizie ONU . “Da un lato, l’Afghanistan rimane con un governo che non è riconosciuto a livello internazionale e per molti aspetti non è integrato nelle istituzioni globali e nell’economia globale”, erano state le parole di Guterres. “D’altra parte, c’è una percezione internazionale comune di un deterioramento dei diritti umani, in particolare per le donne e le ragazze”. In risposta alla domanda di un corrispondente sulla mancata partecipazione delle autorità talebane, il capo delle Nazioni Unite aveva affermato che il gruppo aveva presentato una serie di condizioni per la partecipazione “che non erano accettabili”. “Queste condizioni ci hanno prima di tutto negato il diritto di parlare con altri rappresentanti della società afghana e hanno richiesto un trattamento che, direi, sarebbe stato in larga misura simile al riconoscimento”.
Tra le “condizioni inaccettabili” imposte dai talebani per la partecipazione agli incontri di Doha, in Qatar, sull’Afghanistan previsti per il 30 giungo, non permettere a nessuna donna afghana di partecipare alla riunione. La motivazione addotta era che i diritti delle donne non erano all’ordine del giorno. Duro il commento di Tirana Hassan, direttrice esecutiva di Human Rights Watch, che ha dichiarato: “Escludere le donne rischia di legittimare gli abusi dei talebani e di innescare danni irreparabili alla credibilità delle Nazioni Unite come sostenitrici dei diritti delle donne e della loro partecipazione significativa”.
Sorprendentemente, però, la richiesta dei talebani è stata accolta. Pur di far sedere i talebani al tavolo dei negoziati, le Nazioni Unite hanno escluso i diritti delle donne dai temi in discussione. A confermarlo è stato l’ex ministro afghano per gli affari femminili Sima Samar. “Questa situazione è una sottomissione indiretta alla volontà dei talebani. Il diritto, la democrazia e la pace sostenibile non sono possibili senza includere metà della popolazione della società che è costituita da donne. Non credo che abbiamo imparato nulla dagli errori del passato”. “Il popolo afghano dovrebbe protestare contro la discriminazione, in particolare delle donne”, ha detto Samar.
Inutile dire che la decisione di non ammettere le donne agli incontri ha sollevato pesanti proteste. Habiba Sarabi, ex Ministra degli affari femminili in Afghanistan e prima donna ad assumere un ruolo così delicato nel paese, ha affermato: “Sfortunatamente, la comunità internazionale vuole avere a che fare con i talebani ed è per questo che la loro agenda è sempre stata più importante per loro delle donne dell’Afghanistan, della democrazia o di qualsiasi altra cosa”.
La scelta della comunità internazionale – e in particolare della missione delle Nazioni Unite in Afghanistan, Unama – rischia di normalizzare le violazioni dei diritti umani in Afghanistan. Ai colloqui di Doha si è parlato di lotta al narcotraffico e altre questioni marginali scelte per garantire la partecipazione dei talebani. Ma non si dirà una parola su argomenti più controversi. La conferenza ha volontariamente deciso di ignorare temi fondamentali per non accusare i talebani responsabili delle violazioni dei diritti fondamentali delle donne e delle ragazze afghane ad avere istruzione, lavoro e partecipazione attivamente alla società.
La decisione di escludere questo argomento dalle trattative sarebbe in contrasto con la Carta delle Nazioni Unite e le risoluzioni 1325 e 2721 del Consiglio di sicurezza, che avevano conferito al Segretario Generale delle Nazioni Unite il compito di nominare un inviato speciale per l’Afghanistan e di garantire la partecipazione di tutte le parti, in particolare dei gruppi di donne afghane. La decisione di escludere le donne afgane dalla vita sociale, economica e politica che secondo la valutazione delle Nazioni Unite, ha ricadute notevoli: costa all’economia del paese più di un miliardo di dollari all’anno. Soldi che i talebani vorrebbero recuperare chiedendo di liberare alcuni fondi bancari afgani attualmente bloccati (per un importo di circa sette miliardi di dollari).
Nei giorni scorsi, in risposta all’ondata di critiche ricevute, il sottosegretario generale delle Nazioni Unite Rosemary DiCarlo ha dichiarato che i diritti delle donne afghane, tra le altre questioni chiave, saranno sollevati in ogni incontro con i talebani. Ma di questo argomento, nel programma di Doha, non ce n’è traccia.
Secondo Fawzia Koofi, attivista per i diritti delle donne nonché prima donna vicepresidente del parlamento afghano e presidente della commissione per gli affari femminili e i diritti umani, “i talebani, che sono saliti al potere con le armi, possono mantenere il potere con la violenza, ma non sottometteranno mai la volontà di una nazione che non è mai stata colonizzata. Il nostro popolo, uomini e donne, ha bisogno di istruzione, di lavoro e di una prospettiva di libertà per realizzare i propri sogni al fine di realizzare il proprio pieno potenziale”. “I talebani hanno messo a tacere le voci delle donne all’interno del paese usando la violenza e la tortura. Ed escludendo la partecipazione delle donne all’incontro di Doha, l’ONU e altri membri della comunità internazionale hanno permesso ai talebani di cercare di mettere a tacere le nostre voci anche al di fuori dell’Afghanistan”, ha aggiunto.
Il fatto che le Nazioni Unite abbiano accettato tutto questo pur di far partecipare i talebani agli incontri (che non vuol dire ottenere risultati concreti) non è un buon segno: significa accettare gravi violazioni dei diritti umani pur di mantenere non la pace ma una la stabilità. E dato che non è la prima volta che le Nazioni Unite si piegano a questo tipo di ragionamenti, questo porta ad un quesito importante: davvero le Nazioni Unite sono in grado di far rispettare i diritti umani universali?