In un mondo in cui ci si sforza sempre di più di apparire “verdi” e rispettosi dell’ambiente, la domanda è quasi scontata: qual è l’impatto sull’ambiente dei grandi eventi sportivi come gli europei di calcio in Germania o le Olimpiadi in Francia?
Gli europei appena conclusi sono stati caratterizzati da una massiccia campagna di marketing per convincere tutti della loro sostenibilità. Le parole d’ordine degli organizzatori sono state “prevenire, ridurre, compensare”. Che tradotto significa cercare di organizzare gli incontri in modo da ridurre le emissioni di CO2 e “compensare” l’impatto che non era possibile eliminare con azioni “verdi” come piantare alberi. Ogni volta che ci si pone come obiettivo raggiungere la neutralità climatica, le emissioni vengono “compensate” utilizzando certificati di mitigazione ottenuti finanziando altrove le riduzioni dei gas a effetto serra. Una misura, la compensazione, da tempo sotto attacco: in molti ritengono che non serva a nulla, se non a far apparire “verde” quello verde non è. Secondo l’Oeko-Institut, le emissioni di CO2 potrebbero essere compensate ricorrendo al concetto di “responsabilità climatica”: in pratica, le emissioni vengono moltiplicate per un prezzo applicabile e il budget di responsabilità climatica così determinato viene investito in misure di riduzione dei gas serra, eventualmente nell’area di responsabilità delle istituzioni e nelle società sportive. In questo modo l’ambizione di essere “neutrali dal punto di vista climatico” si trasformerebbe in “responsabilità climatica”.
Ma quanto c’è da compensare? Secondo le stime, le emissioni di CO2 legate agli europei di calcio ammonterebbero a circa 490.000 tonnellate di CO2 equivalenti (t CO2e). Una cifra enorme e in linea con i risultati ottenuti nei precedenti campionati (in barba alle promesse di un Euro 2024 green). Tra i settori maggiormente responsabili delle emissioni ci sono i trasporti. Non solo per gli spostamenti delle squadre e del personale ma della marea di spettatori provenienti da ogni parte d’Europa e del mondo. Da Gelsenkirchen a Lipsia, centinaia di migliaia di tifosi hanno attraversato la Germania, causando la disperazione della Deutsche Bahn, sponsor ufficiale di Euro 2024. È dagli europei di calcio del 2008 che gli organizzatori cercano di promuovere il trasporto pubblico presentandolo come più sostenibile del trasporto su gomma. Ma non è servito a molto.
Tra le misure adottate la vendita negli stadi oltre ai prodotti tradizionali anche cibo vegano. Anche è questo è servito a poco. La Uefa ha cercato di organizzare gli orari delle partite in modo da essere sostenibili. Ma ha dovuto fare i conti con i diktat delle aziende televisive. E gli impianti di illuminazione degli stadi consumano una quantità di luce (e quindi emettono una quantità di CO2) impressionante. Secondo il rapporto del think tank ambientale Oeko-Institute, Euro 2024 ha causato emissioni pari al doppio di quelle degli europei precedenti, Euro 2020, influenzati dal COVID-19, che avevano generato “solo” 218.000 tonnellate di CO2. Dati analoghi nel Rapporto Uefa Respect. In compenso l’organo di governo europeo ha stanziato 7 milioni di euro per un fondo per il clima e progetti per la protezione del clima. Tra le critiche agli organizzatori di quello che avrebbe dovuto essere il torneo più ecologico di sempre, anche alcune sponsorizzazioni. Molte le industrie legate all’utilizzo dei combustibili fossili. A cominciare da Visit Qatar, tra gli sponsor di punta di Euro 2024. La Uefa avrebbe rinnovato il suo accordo di sponsorizzazione anche con Qatar Airways. Il Qatar fonda buona parte della propria economia sul petrolio e incoraggiare i viaggi a lunga distanza per consolidare il suo status meta turistica del Medio Oriente non è certo verde. Tra gli sponsor anche Coca Cola che pare abbia bloccato l’azione per ridurre l’inquinamento da plastica. Ma non basta. Un recente rapporto di Fossil Free Football, un gruppo di attivisti con sede nei Paesi Bassi, fa notare come molte squadre sarebbero sponsorizzate da aziende produttrici di petrolio o da grandi case automobilistiche. Tra gli sponsor anche altre aziende dei combustibili fossili.
Per convincere della propria sostenibilità gli esperti che hanno organizzato Euro 2024 hanno curato anche l’uso dei materiali. Tutti i materiali. A cominciare dalle strutture temporanee (tende, tribune per stadi e zone per i tifosi), i mobili, i tappeti, l’illuminazione e gli impianti elettrici dovrebbero essere affittati piuttosto che acquistati, e non dovrebbero esserci omaggi, volantini, ecc.. Alla fine, il risultato è stato quello temuto: il calcio è un business ad alto contenuto di carbonio. Gli stadi affamati di energia sono illuminati, riscaldati e raffreddati e il manto erboso è tenuto vivo grazie a quantità d’acqua impressionanti. Orde di tifosi viaggiano per vedere da lontano i propri idoli. E poi ci sono il merchandising e il catering. Tutto questo, insieme alle selezioni per giungere a Euro 2024, ha inciso sul bilancio globale del carbonio quanto un piccolo paese come Barbados fa in un anno. Eppure la Uefa aveva presentato la propria strategia ambientale, sociale e di governance anche alla COP 28 di dicembre 2023. In collaborazione con la Federcalcio tedesca (DFB), aveva promesso che la sede dell’Energiewende avrebbe ospitato “il campionato europeo più sostenibile di tutti i tempi”.
Anche un altro grande evento sportivo aveva fatto grandi promesse sull’ambiente. Tra pochi giorni inizieranno le Olimpiadi. E anche in questo caso gli organizzatori avevano promesso che i Giochi di Parigi 2024 avrebbero dimezzeranno l’impronta di carbonio rispetto alle edizioni precedenti. Il programma presentato aveva addirittura un acronimo: AAROM. A come Anticipazione: Parigi 2024 dovrebbe considerare le olimpiadi precedenti il punto di partenza dal quale sviluppare uno “strumento pionieristico” per misurare la propria impronta di carbonio. A come Avoid (evitare): la promessa era di utilizzare il 95% delle infrastrutture esistenti o ricorrere a strutture temporanee. Ma anche costruire solo strutture che riutilizzabili dopo la fine dei Giochi. R come Ridurre: tra gli obiettivi di Parigi 2024 c’era dimezzare l’impronta di carbonio dei Giochi rispetto alla media dei precedenti Giochi estivi. O come Offset (compensazione): gli organizzatori sanno bene che una parte considerevole delle emissioni deriveranno dai trasporti. Emissioni che non possono essere evitate ma che gli organizzatori avevano promesso di compensare con progetti volti a portare benefici sia ambientali che sociali in tutti e cinque i continenti. M come Mobilitare: Parigi 2024 ha lanciato il “Climate Coach”, un’app progettata per aiutare i propri dipendenti a riconoscere e ridurre l’impronta di carbonio personale e professionale.
Tante le iniziative per convincere quanto gli organizzatori avevano a cuore l’ambiente. Come la decisione di realizzare i seggiolini di molti stadi utilizzando plastica riciclata: l’ottanta per cento delle 100 tonnellate di plastica riciclata necessarie sarà prelevata dai cassonetti gialli situati a Seine-Saint-Denis. E poi ridurre al minimo gli spostamenti tra le sedi degli eventi: quasi tutte le sedi olimpiche situate nell’area di Parigi si trovano nel raggio di 10 chilometri dal centro della città. Il governo francese si è impegnato anche a costruire 5.000 campi sportivi di “prossimità” in tutto il paese, garantendo un accesso più facile allo sport per tutti, più vicino alle loro case.
Secondo Niclas Svenningsen, responsabile per l’azione globale per il clima, UNFCCC, “Attraverso la sua nuova strategia di azione per il clima, Parigi 2024 sta dando un segnale forte al mondo sull’importanza di un’azione per il clima ambiziosa e inclusiva. È un segnale di leadership il fatto che la città, dove nel 2015 è stato adottato l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, stia ora ospitando anche i primi Giochi Olimpici positivi per il clima. Se vogliamo raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi ed evitare il peggior impatto del cambiamento climatico, ci restano solo dieci anni per ridurre le emissioni globali del 50%. Oggi, il Consiglio di amministrazione di Parigi 2024 ha dimostrato che lo spirito del 2015 è ancora vivo e vegeto: dobbiamo, possiamo e avremo successo nella lotta contro il cambiamento climatico. Accogliamo con favore questo annuncio e ci congratuliamo con Parigi 2024!”. Visto il fallimento dell’accordo di Parigi forse sarebbe stato meglio non citarlo.
Tra le iniziative il Villaggio Olimpico e Paralimpico a Seine-Saint-Denis: progettato per ospitare 23.500 tra atleti e personale di supporto durante i Giochi e le Paralimpiadi, un quarto dei 2800 appartamenti diventerà edilizia residenziale pubblica. Il resto offrirà appartamenti a prezzi accessibili per lavoratori e studenti a basso reddito. I primi residenti dovrebbero potersi trasferire già nella primavera del 2025. Come dire: anche se non si parla di rispetto dell’ambiente almeno si fa qualcosa per il sociale.
Da sempre gli eventi internazionali sono un momento in cui le nazioni ospitanti mostrano i propri valori, la propria abilità davanti a un pubblico globale (torna in mente il progetto dell’EXPO 2015, sotto molti punti di vista fallimentare). In ogni caso, quale che sia il risultato, si tratta di eventi che hanno un costo enorme per le nazioni ospitanti. E per l’ambiente. E le Olimpiadi di Parigi e l’Euro 2024 per la Germania non sono da meno. “L’idea di un concetto ambientale di un evento è sempre quella di ridurre l’impatto ambientale, non solo la CO2, ma anche altre aree ambientali”, ha dichiarato Hartmut Stahl, autore principale di uno studio di fattibilità del 2022 “Uefa EURO 2024 a impatto climatico zero”. “ma allo stesso tempo, si tratta di aumentare la consapevolezza”. Poco importa se in un paio di settimane si produrrà tanta CO2 quanta ne produce un piccolo paese in un anno.
In un mondo in cui sono in atto grandi cambiamenti, col pianeta che si sta riscaldando più velocemente di quanto ci hanno fatto credere i leader mondiali alla COP di Parigi, c’è stato chi si è chiesto quali eventi sportivi come questi potranno essere realizzati in futuro. Per Stahl, “gli eventi sportivi fanno parte della vita; quindi, non consentire grandi eventi sportivi non ha senso: dobbiamo trovare una soluzione che riduca le emissioni, stabilisca nuovi standard di sostenibilità e includa anche il nostro normale stile di vita”. Per Klischewski, l’unico modo per far contare la sostenibilità ambientale più del profitto è rendere gli organismi calcistici internazionali più democratici e regolamentati in modo più rigoroso: “come tifoso, non guardo i mega eventi sportivi con la passione di una volta. Abbiamo bisogno di una nuova visione per il calcio, con tutte le parti interessate coinvolte” ha aggiunto. In caso contrario, il futuro del calcio (e di altri sport) potrebbe divergere in due sport molto diversi: il gioco professionistico “che è davvero solo un prodotto” e un “livello di base veramente sostenibile che riguarda le persone che giocano a un gioco bello, che stanno all’aperto e sono connesse”.
Quale che sia il livello di gioco, da millenni gli eventi sportivi sono un’opportunità sociale e politica per i paesi che li ospitano e un momento importante per l’economia locale. Da qualche decennio, anche un giro d’affari a nove zeri per le aziende coinvolte. E davanti a questi interessi la sostenibilità ambientale è solo marketing da sbandierare o poco più.