Spenti i riflettori sulle Olimpiadi di Parigi (almeno fino alle prossime para-olimpiadi) è tempo di dare un’occhiata ai numeri.
Non quelli delle medaglie vinte dagli atleti italiani. E nemmeno quelli sulle polemiche che hanno contornato quello che per molti è stato più un momento di spettacolo che un evento sportivo (si pensi all’inaugurazione). Nè i numeri sugli scandali e le scelte criticabili del CIO (a cominciare da quella di non consentire agli atleti russi e bielorussi di partecipare, ma di non adottare la stessa politica per altri paesi regolarmente ammessi con la propria bandiera). O il numero di ore di diretta televisiva (350mila) con 9,7 milioni di spettatori che si sono attaccati alla televisione per guardare gli oltre diecimila atleti in 35 sedi da gara, magari ascoltando il commento dei 6.000 giornalisti accreditati.
È il momento di dare un’occhiata ai numeri sulla convenienza o meno di realizzare eventi simili dal punto di vista economico. In altre parole il mero rapporto costi/ricavi che oggi è alla base di molte scelte geopolitiche.
Le Olimpiadi di Parigi sono state tra le meno costose degli ultimi anni. Molto più costose le Olimpiadi di Tokyo 2020 (in realtà si tennero nel 2021 a causa della pandemia). Ancora più costose quelle di Pechino. Ma il fatto che le Olimpiadi di Parigi partissero da un budget molto inferiore non ha impedito agli organizzatori di sforare (e non poco) la previsione di spesa. Non è una novità: le città investono una montagna di soldi nella preparazione delle proposte da presentare al CIO. Salvo poi spendere miliardi di dollari in più.
A confermarlo Zimbalist che ha analizzato i costi operativi e i costi diretti e indiretti delle infrastrutture). I giochi olimpici sono diventati sempre più costosi: Pechino ha speso più di 40 miliardi di dollari per i Giochi estivi del 2008. Sochi oltre 50 miliardi di dollari per i Giochi invernali del 2014. Rio quasi 20 miliardi di dollari per le Olimpiadi estive del 2016.
Decine di miliardi di dollari per un evento che dura solo un paio di settimane. “Una delle grandi questioni, sia che si guardi alla questione del surplus o del deficit, sia che si tratti di qualche altra questione strettamente finanziaria, è che se si vuole davvero sapere quanti soldi vengono spesi e quanti soldi entrano, bisogna semplicemente includere tutto”, ha detto Zimbalist alla CNN in un’intervista. “Non si possono includere solo i 17 giorni di costi”. Quindi i costi per le strade, per i servizi, per i collegamenti e tutto il resto.
Poi ci sono i ricavi. Spesso per giustificare queste spese miliardarie, gli organizzatori fanno riferimento non solo agli eventi sportivi ma ad altri aspetti meno calcolabili: dal rispetto dell’ambiente (oggi fa sempre comodo presentarsi verdi anche se poi non lo si è affatto) all’impatto economico a breve e lungo termine sull’indotto fino ai benefici sotto il profilo dell’immagine per la città (e il paese) che accolgono questi eventi.
Tra i costi ci sarebbero però da considerare anche i mancati ricavi durante questi eventi. La decisione di “blindare” (pare per motivi di sicurezza) mezza Parigi in occasione dei Giochi avrebbe causato un danno non indifferente: molte aziende parigine hanno protestato per le mancate entrate derivanti dal calo delle frequenze dei turisti. É “l’effetto netto” cui fa riferimento Amanda Phalin, professoressa associata specializzata in affari internazionali ed economia presso il Warrington College of Business dell’Università della Florida. “Sebbene gli eventi sportivi, comprese le Olimpiadi, attirino molte persone, ci sono anche molte persone che rinunceranno a visitarli a causa (dell’evento)”, ha detto alla CNN.
Fino a pochi giorni prima dell’inizio dei Giochi, molti erano pronti a scommettere che le Olimpiadi di Parigi sarebbero state un successo anche dal punto di vista economico. Tra loro i membri del CIO. Sul sito ufficiale, già prima dell’inizio dei giochi, era stato pubblicato uno studio indipendente nel quale si parlava di entrate tra i 6,7 e gli 11,1 miliardi di euro, con uno scenario intermedio che prevedeva un impatto economico netto di 8,9 miliardi di euro. Il rapporto pubblicato dal Centre de droit et d’économie du sport (CDES) dell’Università di Limoges, un istituto di ricerca francese specializzato negli aspetti economici e giuridici dello sport, prevedeva che sarebbero stati tra i 2,3 e i 3,1 milioni i visitatori paganti (circa il 64% francesi) che avrebbero visitato Parigi durante i Giochi. Secondo l’Ufficio del Turismo di Parigi, le entrate grazie al turismo durante i Giochi sarebbero state circa 2,6 miliardi di euro, con o senza biglietto.
Invece, a Giochi terminati, pare che le maggiori entrate siano arrivate dai diritti mediatici e dalle sponsorizzazioni oltre che da investimenti privati in progetti infrastrutturali a lungo termine. E dal contributo del CIO: ben 1,7 miliardi di dollari in contanti e servizi.
Una parte rilevante dei costi, ma anche dei ricavi (c’è chi ha parlato dell’ottanta per cento dell’investimento pubblico) era legato al quartiere di Seine-St-Denis, uno dei più svantaggiati. Il Villaggio Olimpico situato in questo quartiere dovrebbe fornire 2.800 unità abitative, una parte delle quali destinate al pubblico mercato dopo i giochi. Altre destinate alla costruzione di due nuove scuole. “L’ambizione di Parigi 2024 è quella di ospitare Giochi che creino opportunità economiche aperte a tutti, stimolando l’occupazione e l’imprenditorialità locale e aiutando le persone a sviluppare nuove competenze. Ciò comporta anche una riduzione del 50% delle emissioni di carbonio rispetto ai Giochi precedenti e l’attuazione di una strategia less is more”, aveva detto Christophe Dubi, Direttore esecutivo dei Giochi Olimpici.
A conti fatti, i numeri sono diversi. Sia quelli materiali, quelli derivanti dalle entrate mai … entrate nelle casse dei parigini. Costi e ritorni in termini di denaro ma anche entrate immateriali, in termini di ritorno di immagine. Come il miliardo e mezzo di euro destinati alla bonifica della Senna per renderla “nuotabile”. Un progetto ambizioso sul quale la sindaca di Parigi aveva investito molto. Anche in termini di immagine: in occasione della presentazione aveva voluto tuffarsi nella Senna sotto gli occhi vigili delle telecamere dei media. Poi, poco prima delle gare degli atleti, ci si è accorti che quelle acque non erano così pulite: molti atleti hanno denunciato casi di infezione da escherichia coli). Alla fine, tra mille polemiche e dati su valori limite non condivisi da tutti, le gare si sono fatte lo stesso Ma il danno maggiore è quello in termini di immagine: dopo quello che è successo difficilmente i parigini potranno rinfrescarsi facendo il bagno nella Senna. Almeno non ora. E chissà per quanti decenni ancora.
Al danno d’immagine si sono aggiunte le parolacce pronunciate dalla sindaca socialista di Parigi che, a chi le diceva delle condizioni della Senna e dello spettacolo indecoroso durane l’inaugurazione (per alcuni offensivo e blasfemo, per molti volgare) ha risposto con una serie di vaff… dicendo che si trattava di critiche da politici. Anne Hidalgo, Socialist mayor of Paris tells her Right-wing critics to ‘f—‘ off (telegraph.co.uk).
Un tempo organizzare le Olimpiadi era un evento sportivo. Spesso questi eventi avevano risvolti politici. E da sempre c’è stato chi ha fatto i conti con … i conti economici. La prima Olimpiade dell’era moderna a portare profitti reali fu quella di Los Angeles, nel 1932, nonostante il crollo dei mercati finanziari. Un affare che la città californiana ripeté nel 1984, che si concluse con un attivo di 215 milioni di dollari per il Comitato organizzatore. Quella fu anche la prima olimpiade affidata ad una organizzazione privata, quella di Peter Ueberroth. Da allora, piano piano il quadro economico delle Olimpiadi è cambiato: si è entrati nei grandi numeri, le entrate sono diventate miliardarie anche grazie alla vendita dei diritti televisivi e all’incremento del marketing e delle sponsorizzazioni. Questo ha avuto un impatto anche sulle uscite: nel 2004, ad Atene, i costi per le infrastrutture e dei nuovi impianti finirono per pesare sul bilancio della XXVIII Olimpiade che costò una decina di miliardi di euro. Questo ebbe ripercussioni anche a livello nazionale: il debito pubblico raggiunse il 5,3% e a livello internazionale si pensò all’avvio di una procedura di infrazione (per aver sforato il famoso 3%). Da allora poco è cambiato. Secondo uno studio dell’Università di Oxford pubblicato nel maggio 2024, cinque delle ultime sei Olimpiadi (estive e invernali), compresa Parigi, hanno registrato costi maggiori del previsto in modo considerevole. “Tutti i giochi, senza eccezioni, hanno superato i costi”, hanno scritto i ricercatori. “Per nessun altro tipo di mega progetto è così, nemmeno per la costruzione di centrali nucleari o lo stoccaggio di scorie nucleari”. E le Olimpiadi di Parigi non hanno fatto eccezione.
Costi maggiori rispetto alle previsioni e entrate minori di quanto previsto nei progetti originari. Per non parlare delle immancabili polemiche e degli scandali ormai irrinunciabili. Un mix che ha reso le Olimpiadi un affare nel quale molti paesi non credono più. La prova? Pare che nelle ultime gare per la scelta delle sedi siano sempre meno le candidature, fatta eccezione per alcuni paesi arabi. E, come per Parigi, spesso, prevedono una drastica riduzione dei costi. Ben sapendo che, come è avvenuto il mese scorso, ridurre i costi non sempre significa maggiori utili. Significa solo maggiori problemi.