Il 10 settembre si è celebrata Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio. I numeri dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, riguardanti i suicidi sono impressionanti. In un solo anno sono state più di 703.000 le persone che si sono tolte la vita. E molte di più quelle che hanno tentato di farlo senza riuscirci. Ma spesso, chi ha cercato di suicidarsi ed è stato salvato, ci riprova. Particolarmente grave la situazione tra i giovani: secondo le stime dell’OMS, è la quarta causa di morte tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni. Oltre la metà (58%) di tutti i decessi per suicidio si verificano prima dei 50 anni. A volte, le differenze che esistono in relazione alle varie fasce d’età potrebbero derivare da motivi non direttamente connessi con l’età anagrafica. Al contrario, esisterebbe una differenza enorme tra uomini e donne (i maschi sono oltre il doppio delle donne). Interessante anche un altro aspetto: il 77% dei suicidi in tutto il mondo avviene nei paesi a basso e medio reddito. Per alcuni paesi dell’Africa meridionale e dell’Europa orientale, le percentuali dei suicidi sono davvero preoccupanti: oltre 15 decessi ogni 100.000 persone all’anno. Per altri paesi in Europa, Sud America e Asia, i tassi stimati di suicidio sono leggermente più bassi: meno di 10 decessi annuali ogni 100.000 persone. Solo un quinto dei suicidi avviene in paesi ad alto reddito. Tra i paesi OCSE le percentuali più alte (casi per 100mila abitanti), sono state rilevate in Corea del Sud, Lituania e Ungheria. Grecia e Italia, invece, sono tra i paesi dove queste percentuali sono più basse. Ma si tratta di numeri che non devono trarre in inganno: sono molti i paesi che non rilevano statistiche aggiornate e dettagliate relative ai suicidi.
Tra i motivi il fatto che il suicidio rimane illegale in oltre 20 paesi, e in alcuni di quelli che seguono la legge della Sharia le persone che adottano comportamenti suicidi possono essere punite con sanzioni pesanti e pene detentive. I tassi di suicidio sono elevati all’interno dei gruppi vulnerabili soggetti a discriminazione, tra cui rifugiati, migranti, prigionieri, popolazioni indigene e individui della comunità LGBTI. Un individuo che soffre di depressione ha venti volte più probabilità di morire per suicidio rispetto a qualcuno che non soffre del disturbo. Se è vero che sarebbe ormai dimostrato il legame tra suicidio e disturbi mentali (in particolare depressione e disturbi legati all’uso di alcol) e un precedente tentativo di suicidio, è altrettanto vero che, nei paesi ad alto reddito, molti suicidi avvengono impulsivamente, magari durante un periodo di crisi a seguito di un crollo della capacità di affrontare stress come problemi finanziari, rottura di una relazione o dolore e malattie croniche. Anche l’esperienza di conflitti, disastri, violenze, abusi o perdite e un senso di isolamento possono essere associati ai suicidi. L’ampia gamma dei tassi di suicidio nel mondo è probabilmente il risultato di molti fattori. Ciò include differenze nella salute mentale e nel trattamento, stress personale e finanziario, restrizioni sui mezzi di suicidio, riconoscimento e consapevolezza del suicidio e altri fattori.
Secondo il rapporto LIVE LIFE: An Implementation Guide for Suicide Prevention in Countries, è importante conoscere i metodi di suicidio più comunemente utilizzati per ideare strategie di prevenzione che si sono rivelate efficaci (e limitare l’accesso ai mezzi di suicidio). Circa il 20% dei suicidi a livello globale siano dovuti ad auto avvelenamento da pesticidi, (la maggior parte nelle aree agricole rurali dei paesi a basso e medio reddito). Altri metodi comuni di suicidio sono l’impiccagione e le armi da fuoco.
Spesso manca la consapevolezza del suicidio come grave problema di salute pubblica e del tabù in molte società di discuterne apertamente. Basti pensare che, ad oggi, solo pochi paesi hanno incluso la prevenzione del suicidio tra le priorità sanitarie e solo 38 paesi avrebbero una strategia nazionale di prevenzione del suicidio. Solo un’ottantina di Stati inoltre dispongono di dati anagrafici attendibili e utilizzabili direttamente per stimare i tassi di suicidio. Interessante notare che gli ultimi dati globali disponibili sono relativi al periodo 2019/20. Dopo quella data non sarebbero disponibili dati ufficiali a livello globale riguardanti i numeri dei suicidi. Secondo alcuni, questo potrebbe essere un segno della volontà di nascondere una realtà di dimensioni preoccupanti. Negli USA dove sono disponibili dati più recenti, i numeri parlano chiaro: il tasso di suicidi ha raggiunto il massimo dal 1941 ad oggi. Il numero parziale dei suicidi nel 2022 è maggiore del 3% rispetto a quello dell’anno precedente. Una considerazione importante riguarda il modo che gli americani scelgono per togliersi la vita. A differenza di quanto avviene nel resto del mondo, negli USA, più di metà dei suicidi avviene mediante l’uso di armi da fuoco. Un metodo efficiente: oltre il 90% dei tentativi di suicidio con armi da fuoco è letale. una percentuale molto più alta rispetto ad altri metodi (inalazione di gas, farmaci e altri).
Fondamentale la prevenzione. Secondo i ricercatori molti suicidi sarebbero prevenibili. Esistono numerose misure che potrebbero essere adottate, sia collettive che individuali, per prevenire il suicidio e i tentativi di suicidio. LIVE LIFE, l’approccio dell’OMS alla prevenzione del suicidio, raccomanda, tra l’altro, di limitare l’accesso ai mezzi di suicidio (ad esempio pesticidi, armi da fuoco, alcuni farmaci), di promuovere le abilità di vita socio-emotive negli adolescenti e di identificare, valutare, gestire e seguire precocemente chiunque sia affetto da patologie o comportamenti a rischio.
Tra i problemi più importanti il rapporto tra disturbi mentali e suicidi: molte persone che pensano di togliersi la vita o che hanno tentato il suicidio non cercano aiuto e, quindi, non ricevono l’aiuto di cui hanno bisogno. Segno questo che il problema della prevenzione non è stato affrontato adeguatamente.