Se si trattasse di un servizio qualsiasi offerto da una società qualunque potrebbe non importare a nessuno. Ma visto che si tratta di un servizio unico e, per di più, in molti casi obbligatorio per legge, la situazione è diversa. Non è un caso se questo servizio è oggetto di un contratto per il servizio universale che Poste Italiane hanno con lo Stato. Un contratto che scadrà tra meno di due anni. E nel 2026, Poste Italiane potrebbero non offrire più il servizio di raccomandate. A diffondere la notizia con largo anticipo è stato l’amministratore delegato di Poste Italiane, Matteo del Fante.
“Noi siamo strutturalmente sotto compensati da 10 anni per i servizi che facciamo: l’azienda ha una percentuale ormai ampiamente inferiore al 10% di attività negli uffici dovuti al servizio universale, ormai stiamo andando verso il 5%” ha affermato Del Fante. Lo avrebbe fatto anche durante la recente audizione alla Camera.
Dal 2026, Poste Italiane potrebbe “non essere interessata a svolgere questo servizio”. Il motivo? A Poste Italiane non converrebbe più essere fornitore del Servizio Universale dato che la società è diventata “un’azienda di mercato”. In altre parole, i ricavi sarebbero pochi rispetto ai costi. Due i motivi. Il primo è la diffusione della digitalizzazione. Chiunque abbia uno SPID attivo già oggi può ricevere raccomandate collegando un di posta elettronica certificata. Il secondo probabilmente il fatto che le persone che fanno uso di questi servizi cartacei sono sempre meno. Eppure, secondo i dati dell’osservatorio Digital Identity del Polimi, sarebbero poco più di 36 milioni gli italiani che hanno accesso al sistema (il 73% degli over 18 ai quali si aggiungono 13mila minorenni). Un numero in costante aumento ma lontano da quelli che erano gli obiettivi per il 2026.
Secondo una ricerca del 2021 condotta dal Politecnico di Milano gli italiani sarebbero poco abituati ad utilizzare SPID: l’identità digitale sarebbe utilizzata in media poche decine di volte l’anno. Un dato (tanto per cambiare) in netto contrasto con altri paesi europei. Ad esempio i belgi lo utilizzano mediamente sette volte alla settimana. E per le persone che non dispongono dello SPID? Questo servizio, sebbene utilizzatissimo e sempre più diffuso, non è un obbligo di legge. Quindi non ci sono sanzioni per chi decide di non attivare lo SPID. Al contrario, fino ad oggi, alcuni documenti devono essere trasmessi e soprattutto ricevuti per raccomandata.
Se non vorranno avere problemi, i cittadini italiani faranno bene ad imparare ad usare gli strumenti informatici a disposizione. Ma questo richiederà un utilizzo molto maggiore dei servizi informatici e della rete. Torna in mente la dichiarazione di Microsoft che ha annunciato un investimento di 4,3 miliardi di euro in Italia nei prossimi due anni (che strano: proprio entro il 2026) con l’obiettivo di espandere la sua infrastruttura di data center e rafforzare gli investimenti in intelligenza artificiale ma anche di potenziare, entro la fine del 2025, le competenze digitali di oltre un milione di italiani. In una nota, Microsoft ha dichiarato che questo sforzo è parte di un impegno più ampio, finalizzato a sostenere la trasformazione digitale del paese.
Una trasformazione che potrebbe comprendere il passaggio alle raccomandate digitali. Ma non solo. Lo scorso 25 gennaio il Consiglio dei ministri aveva varato un decreto che prevedeva di mettere in vendita quote statali di Poste Italiane per un ammontare stimato di 2,5 miliardi di euro. Le data previste per il collocamento sul mercato dovrebbero essere il 14 o il 21 ottobre. E per la prima volta dal 2016 sono coinvolti i piccoli risparmiatori.