Ci sono numeri di cui non si parla mai. Numeri ben noti alle autorità, ma che i media non riportano mai a caratteri cubitali sulle prime pagine. Nemmeno quando sono spaventosi. Come il numero dei senzatetto che hanno perso la vita in Italia nel 2024. Sono 408 le persone morte nel totale disinteresse generale. Quasi lo stesso tragico numero del 2023 (415) ma ben maggiore rispetto agli anni precedenti. (dati Federazione italiana organismi per le Persone senza dimora, fio.Psd)
Prima che qualcuno possa pensare ai soliti stereotipi senza fondamento, non si tratta di un fenomeno legato agli arrivi dei migranti: le vittime sono per circa metà italiani (gli stranieri sono circa la metà del totale). Le principali cause di morte sono malori e ipotermia (40%), ma anche aggressioni, conseguenze di cadute e incendi. Da anni la Federazione italiana organismi per le Persone senza dimora denuncia l’assenza di politiche nazionali e locali adeguate a contrastare questo fenomeno e a favorire il rispetto dei diritti umani dei senzatetto. Ma finora le risposte son state poche e frammentarie. Eppure i numeri sono preoccupanti. L’ultimo dato ISTAT, risalente al 2021, parla di oltre 96mila persone senza fissa dimora, per oltre il 90% uomini e concentrati per metà in sei grandi città.
Si tratta di un fenomeno sotto gli occhi di tutti: la maggior parte dei decessi è stata registrata nelle grandi città. Metropoli come Roma, Milano e Napoli (anche se i numeri stanno aumentando anche nelle città più piccole. Dove la gente è troppo di corsa per vedere che un altro essere umano sta morendo davanti i suoi occhi. L’aumento del numero di clochard morti (erano 250 nel 2021, quasi la metà rispetto allo scorso anno), è indicativo di una situazione preoccupante e che peggiora di anno in anno. Centinaia di persone morte sulle panchine o lungo un binario o rannicchiate su un marciapiede o in case abbandonate. Ma delle quali non sembra importare a nessuno. Un fenomeno dai numeri impressionanti non solo in Italia. In Europa, secondo i dati riportati nella nona Panoramica sull’esclusione abitativa in Europa 2024 di FEANTSA, la Federazione europea delle organizzazioni nazionali che lavorano con i senzatetto, nel 2023 in Europa i senzatetto erano oltre un milione (1.287.000). Dei quali oltre 400.000 bambini!
Nel 2023, quasi un bambino su quattro in Europa (24,8%) era a rischio povertà, viveva in una famiglia con bassa intensità di lavoro o soffriva di grave deprivazione materiale e sociale”, sostiene il rapporto di FEANTSA. Nel 2023, quasi un quinto della popolazione di età inferiore ai 18 anni (15,6 milioni di giovani) viveva al di sotto della soglia di povertà. Nello stesso anno, 4,2 milioni di bambini di età inferiore ai sei anni in Europa crescevano in famiglie in gravi difficoltà. Un mix di crisi economica, mancanza di aiuti e povertà che forniscono un quadro allarmante.
Persone che devono convivere (o meglio, cercare di sopravvivere) con problemi che cominciano con la definizione stessa di “senzatetto”. Secondo la European Typology of Homelessness and housing exclusion (ETHOS) ci sono sei “livelli” di senzatetto in Europa: si va dalle persone che vivono in condizioni difficili a quelle che si rifugiano in alloggi di emergenza a quelle che vivono in alloggi per senzatetto fino a quelle che vivono per strada. A ottobre 2024, Catania è stata la prima città italiana coinvolta nel progetto “European homelessness count” nato nell’ambito della Piattaforma Europea per il Contrasto alla Homelesseness (EPOCH). Le altre città saranno Milano, Catania, Budapest, Bochum, Charleroi, Namur, Cork, Dublino, Košice, Lubiana, Munster, Leida, Porto, Lione e Tilburg. Tutto questo non basta. Nei primi nove giorni del 2025 sono già undici i senzatetto che sono stati trovati morti. Undici vite distrutte dalla solitudine, dal freddo, dalle dipendenze. Ma soprattutto dall’indifferenza della “gente comune” troppo impegnata a smaltire le gozzoviglie di Natale e Capodanno con altri festeggiamenti. Troppo di fretta per vedere che a pochi metri dal posto di lavoro, da dove prende ogni giorno il treno o la metropolitana c’è un altro essere umano che sta morendo.
Di loro non parla (quasi) nessuno. E quando muoiono vanno ad aggiungersi al numero sempre più spaventoso degli innominabili.