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Il TPM 2.0 è un chip dedicato alla sicurezza, progettato per proteggere i dati sensibili come le credenziali di accesso e le chiavi crittografiche. È integrato nella maggior parte dei PC moderni o può essere aggiunto tramite hardware esterno. Microsoft ha reso obbligatorio il TPM 2.0 per Windows 11, sottolineando come sia un elemento cruciale per rafforzare la protezione contro attacchi come il phishing o malware sempre più sofisticati.
Molti utenti hanno scoperto che i loro PC, ancora potenti e in ottime condizioni, non soddisfano il requisito del TPM 2.0. Questo limite ha creato frustrazione, specialmente tra chi utilizza hardware di fascia alta acquistato solo pochi anni fa. Per esempio, processori come gli Intel di sesta e settima generazione, o equivalenti AMD Ryzen, sono esclusi nonostante le loro capacità tecniche ancora più che adeguate per la maggior parte delle attività. Un problema comune è che molti vecchi PC supportano solo TPM 1.2 o non hanno il chip attivato di default. Alcune motherboard consentono di attivare TPM nel BIOS, ma non sempre è la versione 2.0. Inoltre, molti PC assemblati non dispongono di moduli TPM dedicati, rendendo l’aggiornamento più complesso. Anche se Microsoft insiste sui requisiti hardware, la realtà è che Windows 11 può essere installato su PC senza TPM 2.0 utilizzando procedure non ufficiali. Diversi utenti hanno segnalato che bypassando i controlli di compatibilità, il sistema operativo funziona senza problemi su hardware non certificato, anche su PC più datati. Tuttavia, questa pratica comporta rischi come la mancanza di supporto ufficiale, con Microsoft che potrebbe negare aggiornamenti futuri a questi dispositivi, e potenziali problemi di sicurezza, dato che senza TPM 2.0 alcune funzionalità di protezione avanzata potrebbero non funzionare correttamente.
La decisione di escludere PC “non certificati” è stata difesa da Microsoft come necessaria per garantire una maggiore sicurezza e stabilità del sistema. Tuttavia, molti esperti suggeriscono che l’approccio potrebbe essere troppo restrittivo. Con la crescente enfasi sulla sostenibilità e sul riutilizzo di hardware esistente, escludere milioni di dispositivi ancora funzionali sembra andare controcorrente rispetto alle esigenze ambientali e dei consumatori. Per molti utenti, i requisiti di Windows 11 sembrano più una barriera artificiale che una vera necessità tecnica. Sebbene TPM 2.0 rappresenti un miglioramento significativo in termini di sicurezza, Microsoft potrebbe fornire alternative, come una “modalità legacy” per i vecchi dispositivi, offrendo così una transizione più graduale.
Nel frattempo, chi possiede un PC non certificato ma ancora valido può valutare soluzioni alternative: aggiungere un modulo TPM compatibile, bypassare i requisiti per gli utenti più esperti o continuare a utilizzare Windows 10, che riceverà supporto fino a ottobre 2025. La questione resta aperta: quanto hardware ancora funzionante deve essere messo da parte per abbracciare il futuro? Il tempo dirà se Microsoft deciderà di rendere Windows 11 più inclusivo o se gli utenti troveranno da soli le soluzioni per continuare a utilizzare i loro dispositivi.