Pochi giorni fa, mentre tutti parlavano di “accordi di pace”, di “tregua” tra Israele e la Palestina, di rilascio degli ostaggi e di prospettive per un futuro di non belligeranza, il Senato italiano ha respinto la mozione presentata il 23 gennaio 2025 dalla senatrice Maiorino che chiedeva di “riconoscere pienamente e formalmente lo Stato di Palestina nei confini del 1967 secondo le risoluzioni delle Nazioni Unite”. A votare contro, 80 senatori della maggioranza ai quali si sono uniti rappresentati di Italia Viva e altri.
Così, nel più totale silenzio dei media che si sono guardati bene dal diffondere questa notizia [e poi c’è chi si stupisce se tra il 2023 e il 2024 è passata dal 41esimo al 46esimo posto del WPFI, l’Italia ha deciso di rimanere tra i pochi paesi delle Nazioni Unite che ancora non riconoscono lo Stato di Palestina. Condizione da alcuni considerata conditio sine qua non per porre fine definitivamente ad una guerra che dura da oltre mezzo secolo. Non è la prima volta che il Parlamento decide in questo senso: a luglio dello scorso anno, una mozione simile (presentata dal PD) era stata respinta dalla Camera dei deputati. L’Italia ha preferito rimanere nella sparuta minoranza di paesi el NO. Eppure, oggi, lo Stato di Palestina è riconosciuto da oltre tre quarti dei paesi membri delle Nazioni Unite (tra cui anche lo Stato Città del Vaticano). Un iter, quello per il riconoscimento dello Stato di Palestina, iniziato molti decenni fa: nel 1988. Da allora, 146 degli Stati membri dell’ONU, nei quali vive quasi l’80% della popolazione mondiale, hanno riconosciuto il diritto dei palestinesi di esistere come entità geografica e politica. Nel 1988, non erano tantissimi i paesi che avevano risposto positivamente alla richiesta di Arafat di riconoscere la Palestina (e i confini delineati nel 1968). Piano piano se ne sono aggiunti altri. Alla fine del XX secolo erano ben 103 gli Stati che avevano riconosciuto lo Stato di Palestina. A questi, all’inizio del XXI secolo, se ne sono aggiunti altri (molti del centro e del sud America). Tra il 2004 e il 2012, altri 30 paesi hanno riconosciuto la Palestina. Nel 2013, anche il Vaticano ha riconosciuto lo Stato di Palestina. Un momento storico: il Vaticano, membro speciale dell’ONU (come la Palestina), aveva deciso di prendere una posizione netta sulla questione arabo-israeliana.
Nel 2024, il perpetrarsi del genocidio nei territori occupati (una carneficina che alcuni Stati, ancora oggi, fingono di non vedere) ha portato a nuovi “riconoscimenti”. Tra aprile e maggio 2024, anche Bahamas, Barbados, Giamaica e Trinidad e Tobago hanno riconosciuto lo Stato di Palestina. E così alcuni paesi europei: Spagna, Norvegia e Irlanda hanno deciso di smetterla di fingere di non vedere e hanno riconosciuto lo Stato di Palestina, seguiti, di lì a poco, dall’Armenia e dalla Slovenia. A non aver riconosciuto il suo stato di … Stato ormai restano una quarantina di paesi tra i quali Stati Uniti d’America, Canada, Australia, Giappone, Nuova Zelanda e una parte dei paesi dell’UE (sempre meno). Una minoranza sempre più risicata che comprenderebbe anche paesi che – stranamente – avevano espresso voto favorevole alla risoluzione approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU che riconosceva la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite. Un controsenso che molti fingono di non vedere. Ma non basta. A dicembre 2014 (risoluzione 2014/2964 RSP), anche il Parlamento Europeo aveva approvato a larghissima maggioranza (498 voti favorevoli, 88 contrari e 111 astensioni) una risoluzione che prevedeva il riconoscimento dello Stato di Palestina (e diceva di sostenere, in linea di principio, i confini del 1967). Tra i voti a favore anche quelli di alcuni europarlamentari che appartenevano a partiti che ora fingono di non “vedere” lo Stato di Palestina. Ormai sembra che la dipendenza di questi paesi dalle pressioni esercitate da paesi come gli Stati Uniti d’America e Israele stia piano piano venendo meno. A marzo 2024, il capo di governo maltese avrebbe dichiarato di essere pronto a riconoscere la Palestina. Anche l’Australia ha parlato della possibilità di un tale riconoscimento. E il rappresentante permanente di San Marino alle Nazioni Unite ha votato a favore del riconoscimento dello Stato di Palestina per la piena adesione a membro delle Nazioni Unite.

[fonte foto: unipd-centrodirittiumani.it]
L’ostruzionismo e le pressioni di un numero sempre più risicato di paesi ormai serve a ben poco. Già oggi, lo Stato di Palestina ha il diritto di partecipare a (quasi) tutti i procedimenti dell’ONU (ai lavori dell’Assemblea Generale con il diritto di essere seduto tra gli Stati membri, di fare dichiarazioni – a nome di un gruppo – e di presentare e co-sponsorizzare proposte ed emendamenti, così come di sollevare mozioni procedurali, comprese le mozioni d’ordine e le richieste di mettere ai voti le proposte o di essere eletto nei Comitati principali dell’Assemblea Generale). L’unica cosa che lo Stato di Palestina non può (ancora) fare è votare all’Assemblea Generale o presentare la propria candidatura agli organi delle Nazioni Unite (Consiglio di Sicurezza, Assemblea Generale, Consiglio Economico e Sociale, Consiglio di Amministrazione Fiduciaria, Corte Internazionale di Giustizia e Segretariato). Un controsenso se si pensa che in questi consessi possono sedere paesi che hanno violato buona parte dei trattati sui diritti umani. O che paesi che non hanno ratificato la maggior parte degli accordi sui diritti umani (gli USA ne hanno ratificato 5 su 18) hanno addirittura il potere di porre il veto sulle decisioni della maggioranza dei votanti.
Ormai, in molti dei principali contesti internazionali, la maggioranza dei paesi riconosce lo Stato di Palestina. Tutti i paesi aderenti ai BRICSxl riconoscono lo Stato di Palestina (Bielorussia, Bolivia, Brasile, Cuba, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, India, Indonesia, Iran, Federazione Russa, Kazakistan, Malesia, Sudafrica, Thailandia, Uganda e Uzbekistan). La Palestina non solo fa parte a pieno titolo dei G77 (il gruppo di 134 paesi che si contrappone al G7) ma, nel 2019, ne ha ricoperto addirittura la presidenza. Anche i 57 Stati membri dell’OCSE, per la maggior parte (31 paesi contro 26) hanno riconosciuto lo Stato di Palestina.
Anche sotto il profilo geografico la situazione non cambia. Quasi tutti i paesi africani riconoscono lo Stato di Palestina (mancano solo Camerun ed Eritrea). E così tutti i paesi asiatici, tranne Giappone, Corea del Sud e Myanmar. In America Latina a riconoscere lo Stato di Palestina sono tutti i paesi, tranne Panama e Messico.
Attualmente 11 dei 27 Stati membri dell’UE riconoscono lo Stato di Palestina (Bulgaria, Cipro, Irlanda, Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria). Tra questi non c’è l’Italia. Il motivo? Non è ben chiaro visto che, in altri contesti, anche l’Italia aveva votato a favore del riconoscimento dello Stato di Palestina. Per fortuna ben 146 Stati membri delle Nazioni Unite (che rappresentano i quattro quinti della popolazione mondiale) non la pensano come la maggioranza del Parlamento italiano..