
[fonte foto: changethefuture.it]
L’arroganza e la tracotanza del tycoon della Casa Bianca sembra non avere limiti. Dopo gli insulti che si sono scambiati con Zelensky nello studio ovale dove lo aveva accolto per firmare un accordo sulle “terre rare” (e non solo); permessi, a suo dire, per compensare le centinaia di miliardi di dollari di “aiuti” (ma allora non erano “aiuti” ma “prestiti”) concessi all’Ucraina dal suo predecessore Biden. Come oramai tutti sanno, venerdi 28 febbraio è andata in scena una vergognosa quanto storica aggressione verbale di Trump e del suo vice Vance ai danni di Zelensky del tutto ignaro e sorpreso da un vero e proprio agguato mediatico a favor di telecamere da tutto il mondo nel corso della conferenza stampa non congiunta. Uno show tipicamente americano dove si è palesata la linea di prevaricazione basata sulla forza che ancora una volta stravolge il ruolo del paese aggredito e quello dell’aggressore.

La conferenza stampa nello studio ovale della Casa Bianca [fonte foto: corriere.it]
Ancora peggiore la situazione nella Striscia di Gaza. Incurante del fatto che si tratta di un paese sovrano riconosciuto da quasi 146 paesi membri delle Nazioni Unite su 196, Trump ha fatto girare un video realizzato (anche in modo alquanto pacchiano) con la realtà virtuale nel quale si vede la Striscia di Gaza trasformata in una sorta di Las Vegas del Mediterraneo con palazzi sfarzosi e luci della ribalta, Musk che lancia per aria mucchi di banconote e il nome “TRUMP” che compare a caratteri cubitali dappertutto. Un video di cattivo gusto oltre ogni immaginazione (mostra odalische barbute che danzano quasi nude in un paese dove le donne devono portare il velo) e il tycoon con “bibi” Nethaniau a bere birra sdraiati in spiaggia. Se a fare tutto questo fosse stato un altro capo di Stato (peraltro senza alcun avallo da parte del Congresso o del Parlamento), si sarebbe pensato a una forma di demenza senile o ai vagheggiamenti di un uomo fuori di testa. Ma siccome a spararle sempre più grosse è il presidente degli USA, la situazione è diversa.
Cosa nasconde questo modo di fare? Probabilmente due cose: una brama smodata di fare soldi (e farne fare a chi ha finanziato la sua campagna elettorale) adottando tecniche di basso bordo che ormai non usano più nemmeno i venditori online e il tentativo, anzi il bisogno di distrarre l’attenzione dai problemi “interni”. Come il fatto che il debito pubblico USA ha raggiunto livelli spaventosi e continua a crescere (non è un caso se ormai sono sempre più frequenti i casi di “arresto” forzato della macchina pubblica per mancanza di fondi). A dicembre 2023, il debito pubblico totale degli USA ammontava a 33.100 miliardi di dollari, ossia pari a circa il 129% del PIL nazionale, circa 6,7 volte le entrate fiscali (come ripagare tale debito?). Negli USA, il debito pubblico può essere aumentato entro un tetto massimo (“debt ceiling”) stabilito per legge dal Congresso, ma ormai è consuetudine per i presidenti in carica sforare tale limite “elemosinando” dal Congresso l’autorizzazione all’aumento della soglia massima. Anche la decisione di Trump di chiedere all’Ucraina di “concedere” forzatamente contratti sulle “terre rare” è, in realtà, sintomo di una debolezza interna: deriva dalla necessità di trovare un modo per rifornire le grandi industrie made in USA senza dover dipendere dal dominio cinese (a livello globale è la Cina a disporre della maggior parte di questi minerali). Inutile dire che questo interessa molto le grandi industrie, ma poco, molto poco la popolazione americana. Alla gente interessa poco dei video virtuali con Musk che lancia per aria banconote e Trump e i ricchi americani che volano nella “Las Vegas del Mediterraneo”. Alla gente interessa come combattere la povertà che negli USA la povertà ha raggiunto livelli mai visti prima: nel 2022 (anno cui si riferisce l’ultimo dato ufficiale), il tasso di povertà degli Stati Uniti era dell’11,5%, con un totale di 37,9 milioni di persone in povertà. Ma in molti Stati del sud questa percentuale sale fino al 18% e oltre. Stati come il Nuovo Messico (18,2%), il Mississippi (17,8%), la Louisiana (16,9%), l’Arkansas (15,9%) e il Kentucky (15,8%). In Florida, Stato caro a Trump e dove ha è stato eletto senatore il nuovo segretario di Stato, Marco Rubio, la percentuale di popolazione povera supera abbondantemente il 13%.
Già, la Florida. Nei giorni scorsi è girata la notizia che il tycoon ha deciso di cambiare il nome del “Golfo del Messico” in “Golfo d’America”. Una scelta imposta da chi, ancora una volta, finge di non vedere quello che avviene dietro l’angolo. Ad Haiti, paese che che si affaccia sul Golfo del Messico e a poche decine di chilometri dalle coste della tanto amata Florida, sono in atto scontri violentissimi. Il tycoon fa girare video sulle spiagge da cui sono stati cacciati due milioni di palestinesi, ma non dice delle spiagge di Haiti. Qui la popolazione è costretta a fuggire e potrebbe diventare un problema per gli USA: “La violenza armata a Port-au-Prince continua ad aggravare i bisogni umanitari”, ha dichiarato l’IOM nei giorni scorsi.

[immagini dal video postato dal Tycoon]
L’unica soluzione adottata in passato dal governo a stelle e strisce è stata chiudere le frontiere e privare della protezione umanitaria i rifugiati haitiani che vivono negli USA. Il dipartimento per la Sicurezza nazionale statunitense ha comunicato che ad agosto a circa 500mila persone haitiane che vivono negli Stati Uniti sarà revocato lo status di protezione temporanea (o TPS: la misura che protegge dall’espulsione le persone che provengono da paesi giudicati non sicuri a causa di guerre o disastri ambientali). La protezione, rinnovata di anno in anno, era stata concessa dopo il devastante terremoto del 2010. Da oltre un anno è peggiorata e nei giorni scorsi ai problemi ambientali si sono aggiunti i combattimenti che vanno avanti da diversi anni. Almeno dal 2021 quando l’ex presidente, Jovenel Moïse, venne assassinato. Da allora il paese è sprofondato in una profonda crisi, tra instabilità politica e violenza delle gang. Anche il quarto primo ministro ad interim in tre anni, Alix Didier Fils-Aimé, in carica dallo scorso 11 novembre, è stato rimosso con la forza. A metà del 2024, bande criminali armate e alleate hanno fatto cadere il governo e hanno preso di fatto il controllo di gran parte della capitale Port-au-Prince, oltre che di diverse altre zone dell’isola.
E anche ad Haiti, come nella Striscia di Gaza, l’accesso è stato reso impossibile anche agli aiuti umanitari. L’aeroporto di Port-au-Prince è stato chiuso e la Federal Aviation Administration statunitense ha vietato voli commerciali tra USA e Haiti. “Queste misure hanno sospeso l’accesso internazionale alla capitale e hanno gravemente limitato la nostra capacità di trasportare per via aerea il personale delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni internazionali, secondo le necessità” ha detto il segretario generale aggiunto delle Nazioni Unite per l’Europa, l’Asia Centrale e le Americhe, Miroslav Jenča. “Non si tratta di un’altra ondata di insicurezza, ma di un’escalation drammatica che non mostra segni di diminuzione” ha dichiarato Jenča.
La maggior parte delle ambasciate e degli uffici consolari sono state chiuse e molte organizzazioni internazionali e non governative, fra cui le Nazioni Unite, hanno ritirato i loro dipendenti dall’isola per questioni di sicurezza. In assenza di ogni tipo di controllo, anche da parte dei paesi vicini come gli USA, le violenze sui civili sono aumentate in modo impressionante: ci sono notizie di episodi di civili attaccati e uccisi dalle bande criminali. Questo ha costretto centinaia di migliaia di persone a lasciare le proprie case e a scappare. A 14 gennaio 2025, erano almeno un milione 41mila i cittadini vittime di sfollamenti forzati ad Haiti. Amnesty International ha pubblicato un rapporto sulla continua violenza tra bande nella capitale di Haiti, Port-au-Prince, e nelle aree circostanti, nel quale si parla di brutali attacchi contro i minori. Il rapporto, intitolato “Sono un bambino, perché mi sta accadendo questo? L’aggressione delle bande sui minori ad Haiti”, riporta le numerose violazioni dei diritti umani subite dai minori, tra cui il reclutamento forzato nelle bande, stupri e altre forme di violenza sessuale, rapimenti, uccisioni e ferimenti. Il rapporto evidenzia inoltre il grave impatto sulle bambine e sui bambini con disabilità.
Nel 2025 sull’isola dovrebbero svolgersi le elezioni generali. Ma l’escalation degli scontri ha messo in dubbio anche la possibilità di svolgere elezioni sicure. Di tutto questo, al tycoon che sogna di sdraiarsi sulla spiaggia della Striscia di Gaza accando al caro amico “bibi”, con in mano una birra ghiacciata, non sembra importare nulla. A lui interessano le “terre rare” per le grandi industrie made in USA. Poco importa se dietro l’angolo di casa sua, in quello che lui stesso vorrebbe che tutti chiamassero “Golfo d’America”, è in atto una vera e propria guerra fratricida che potrebbe avere conseguenze rilevanti per gli USA.