Il viso chino. Nessuna voglia di osservare quel meraviglioso colore azzurro di un cielo limpido come solo le giornate palermitane riescono a regalare nelle calde mattine di luglio. Il professore Salvatore e la dottoressa Rita Borsellino erano in via D’Amelio già da qualche ora nell’ennesima giornata di commemorazione per la strage del 19 luglio dove il fratello Paolo e la scorta di cinque agenti attraversarono una porta stretta e sottile lasciandosi alle spalle la vita in un modo violento e repentino, costretti a farlo senza accorgersene.
Pochi anni fa mi recai in Via D’Amelio per intervistare i fratelli Borsellino per conto del giornale dove lavoravo. Trovai il professore Salvatore con un cappello estivo blu; il viso chino e lo sguardo imbronciato di un uomo triste e rassegnato che per l’ennesima volta presenziava in quella strada con la piena e certa consapevolezza delle verità che non verranno mai a galla per la complicata matassa zeppa di misteri, intrecci e mezze verità.
Per tutto il corso della via molte associazioni di volontariato e attivismo avevano appeso striscioni per manifestare la loro presenza e molte scolaresche, venute da tutta Italia come ogni anno, impegnavano bambini e ragazzi coinvolgendoli in varie attività a scopo educativo nell’assoluta e fondamentale necessità di informare e insegnare a riconoscere e cacciare il fenomeno mafioso lasciando così una impronta indelebile nelle loro giovani coscienze e nei loro cuori per un futuro consapevole.
Con dolcezza materna, la dottoressa Rita Borsellino, da un’altra parte della via, rispondeva alle domande dei bambini curiosi che ascoltavano interessati.
Era solo il 2016 e solo due anni dopo a ferragosto anche lei attraversò quella porta stretta e sottile ma con una serenità e forse con una consapevolezza ben diversa da quella del fratello.
Il professore Salvatore ad intervista appena iniziata, senza porsi limiti o filtri di nessun genere, chiarì senza mezzi termini e con parole tuonanti il suo pensiero e il significato della sua presenza: “
“Per me queste giornate non sono giornate di “ricordo” anche perché non siamo qui per piangere Paolo morto perché Paolo non l’hanno mai ucciso, hanno potuto smembrare il suo corpo ma il suo spirito è sempre vivo e non c’è da ricordare nulla. Dobbiamo combattere per la memoria, per la giustizia e per la verità perché purtroppo in questo disgraziato paese per avere giustizia e verità si deve combattere…”
Un torrente in piena che non mi aspettavo ma che mi fece comprendere in modo diretto e in pochi secondi quanto fosse preziosa e impellente una perseveranza, un bisogno di esprimere dolore e rabbia senza giri di parole e senza forme convenzionali. Uno sfogo a piena voce e l’urgenza di avere risposte certe, verità e giustizia in un paese con troppe carte ancora da desegretare.
[Estratto dell’intervista pubblicata dal quotidiano web L’Osservatore d’Italia (Roma)]
“Pezzi dello Stato deviato che per trattare con la mafia, per trattare con l’anti Stato hanno dovuto eliminare Paolo…”.
Così il professore Salvatore sintetizzò ciò che era emerso da anni dopo indagini a tutto spiano e dopo il sacrificio di tanti rappresentanti delle Istituzioni:
“Oggi in questa via non vedrete le Istituzioni perché noi alziamo in aria una agenda rossa e questa agenda rossa evidentemente ricorda loro qualcosa per cui da anni latitano da questa via…noi rispettiamo profondamente le Istituzioni ma abbiamo soltanto chiesto che qui le Istituzioni vengano come persone…”.
Quando scambiai successivamente due parole con la dottoressa Rita compresi quanto le stesse a cuore l’insegnamento per i giovani. Provai quindi a porle domande specifiche forse in un modo un po impasticciato alle prime armi ma lei comprese che volessi focalizzare questo importante aspetto e mi rispose mettendomi a mio agio.
Ebbi il coraggio durante l’intervista di concedermi l’impertinenza ardita, a tratti sfrontata, di chiederle se in tutti questi anni non si fosse in qualche modo indebolita la sua speranza e fiducia per le verità finora negate o se in qualche modo non si fosse ravvisata una certa stanchezza nell’incessante perseveranza della ricerca di giustizia che giorno dopo giorno, anno dopo anno ha sempre richiesto energie e fatica mentale e fisica.
[Estratto dell’intervista pubblicata dal quotidiano web L’Osservatore d’Italia (Roma)]
La mia domanda, cosi sintetizzata, le suscitò un sorriso dolce-amaro che mi convinse per un attimo d’essere riuscito in qualche modo ad intravedere nel profondo del suo animo il dolore per la perdita del fratello e il disagio per una verità occultata per tutti questi anni sempre più difficile da sopportare e magari sempre meno forza per resistere e sopportare.
Da un paio di anni Rita Borsellino ha trovato la sua pace e la sua serenità. Mi piace pensarla ricongiunta con Paolo e quel dolce sorriso lo ricorderò sempre come un prezioso regalo inaspettato.
Oggi a Salvatore è stato chiesto uno sforzo maggiore di rappresentare Paolo e Rita anche nella ricorrenza di via D’Amelio e credo che lo farà senza battere ciglio fino a che le sue forze glielo consentiranno. Capisco adesso che è bastato scambiare due parole con lui per vedere quel viso chino rialzarsi forte e vigoroso nonostante sia sempre più difficile scacciare il demone della rassegnazione che la Sicilia e i siciliani non si possono mai permettere.