Nel 1997, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la proposta dell’UNESCO di definire la “cultura della pace” come insieme di valori sui quali si basa l’amicizia tra i popoli. Atteggiamenti e comportamenti che respingono la violenza e si sforzano di prevenire i conflitti affrontando le loro cause alla radice al fine di risolvere i problemi.
Solo nel 2011, però, con la risoluzione n. A/65/L.72, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha introdotto la Giornata Internazionale dell’Amicizia che intende dare forza agli sforzi di pace e costruire ponti tra le comunità sottolineando l’importanza dell’amicizia tra popoli, paesi, culture e individui.
Perno centrale della risoluzione i giovani, i “futuri leader nelle attività della comunità che includono culture diverse e promuovono la comprensione internazionale e il rispetto della diversità”.
Un tema che trova il Kiwanis International in piena sintonia. E già da molto tempo prima delle stesse NU. Nel 1917, due anni dopo l’apertura del primo Club Kiwanis a Detroit, in Michigan, USA, i soci adottarono alcuni principi fondamentali tra i quali “Comprendere che non vivo per me stesso ma per gli altri”.
Nel 1923, vennero presentate e valutate oltre 800 pagine di suggerimenti per definire gli obiettivi condivisi da tutti i soci. Nel giugno del 1924, vennero finalmente adottati i nuovi Obiettivi del Kiwanis. Il quinto dice “Offrire, attraverso i club Kiwanis, un pratico mezzo per formare amicizie durature, rendere servizi a favore della collettività e creare comunità migliori”. É passato quasi un secolo da quel giorno, ma quei principi sono ancora alla base della Vision di tutti i kiwaniani, quasi seicentomila persone riunite in migliaia di club su tutti e cinque i continenti.
Dopo tanti anni, c’è tanto bisogno di amicizia, nel mondo. Un mondo in cui gli interessi economici e la bramosia di ricchezza di pochi può essere combattuta pacificamente solo con l’amicizia. Un’amicizia incondizionata e senza secondi fini che è l’unico strumento per porre a fine a molti dei problemi che spesso i governi non sono in grado di risolvere. Un’amicizia che vede i più giovani attori principali e al tempo stesso vittime dei conflitti e della povertà che sta dilagando. Le pagine delle Associazioni che fanno parte delle Nazioni Unite sono piene di racconti strazianti di adolescenti che hanno visto spezzati i rapporti di amicizia con i propri coetanei.
Come Rita, una ragazzina irachena di 12 anni che ora vive in Giordania che ricorda la tristezza di quando giocava a suonava con i suoi amici davanti la porta di casa, in Iraq. O come Rosaline, una tredicenne siriana che ora vive in Turchia che ricorda bene quando, in Siria, giocava con i suoi amici, con loro faceva i compiti o andava nei parchi di divertimento. Ora non sa più che fine hanno fatto i suoi amici. Non sa neanche se sono ancora vivi. È lo stesso per centinaia di migliaia di bambini fuggiti dalla guerra, dalla povertà o da persecuzioni razziali (come i rohinga nell’ex Birmania): per molti di loro, l’amicizia è un lusso che non possono permettersi. I racconti che hanno raccontato decine e decine di Minori Stranieri Non Accompagnati ai Tutori Volontari formati e guidati dal Kiwanis sono intrisi di solitudine e incomprensione.
E la stragrande maggioranza delle migliaia di ragazzi scomparsi o “irreperibili” che ogni anno fuggono e non vengono più ritrovati, spesso lo fanno perchè non hanno un amico. Qualcuno che possa comprendere la loro sofferenza. Di loro non si parla quasi mai: non hanno “amici”.
É per ricordare i loro nomi e la situazione in cui vivono questi adolescenti, che ogni anno le Nazioni Unite, in occasione della Giornata internazionale dell’amicizia, invitano tutti i governi, le organizzazioni internazionali e ogni singolo individuo a diventare portavoce di questi problemi. Ancora una volta, il Kiwanis Int. Distr. Italia S.Marino non è indifferente. Molte le iniziative realizzate su tutto il territorio nazionale. Incontri in rete e di presenza, ma anche iniziative singole come la celebrazione in radio di questa giornata (su SteradioDJ con inizio alle ore 16.00). Un modo per coinvolgere i giovani e far capire a tutti che queste giornate non sono un inutile spreco di tempo, ma un momento importante per comprendere l’importanza di certi valori.
Valori che molti giovani dimostrano di aver compreso più che bene. Lo dimostra la lettera sul tema dell’amicizia scritta da uno studente diversamente abile dell’ITE “F. Carrara” di Lucca e diffusa dal Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani.
“L’amicizia è un sentimento indispensabile nella vita di un uomo, al pari di sentimenti come l’amore, sia esso inteso come genitoriale sia come relazione sentimentale; anzi, secondo me, quest’ultimo, se dovessi classificare, è addirittura un gradino al di sotto dell’amicizia, perché l’amore è un sentimento rinnovabile una volta finito è possibile ricostruire un rapporto di quel valore, non sempre, perché questo tipo di sentimento fa leva sull’istinto e sensazioni.
L’amicizia è una relazione alla base della quale ci sono i rapporti umani come l’affetto, la stima reciproca ma con un approccio diverso, un approccio più leggero e spensierato. Con questo non voglio dire che sentimenti come l’amore siano pesanti, ma che questi rapporti specialmente quelli duraturi, con il passare del tempo sono corrosi dalla razionalità e se non sì riesce a trovare il giusto equilibrio, c’è il rischio che sì si rompono.
Tuttavia se apparentemente questo sentimento di amicizia può sembrare leggero è facile da trovare, beh non è proprio così, per vari motivi.
Questo sentimento si presenta nella vita di un individuo sin dall’infanzia, in una forma più blanda, chiaro, perché trova il giusto equilibrio con l’affetto e la razionalità genitoriale.
I primi effetti si vedono nell’adolescenza dove c’è la costante paura dell’emarginazione sociale, per non essere esclusi dal gruppo di amici si cerca l’omologazione e ci si assume il rischio inconsapevole di fare qualche sciocchezza per non essere attaccati dai ragazzi apparentemente più forti e temperati.
Gioca un ruolo importante in queste fasi l’attenzione, la lucidità, la razionalità e l’affetto delle persone care per evitare ripercussioni future.
Questi rimedi tuttavia non funzionano per tutti i casi, anzi per qualcuno possono diventare degli ulteriori ostacoli. Mi riferisco alle persone diversamente abili come me i quali però devono essere bravi ed assottigliare questa piccola grande differenza”.
Autore di questa lettera è Khalid, un ragazzo di 19 anni, affetto da una malattia invalidante che rende difficile per lui trovare persone estranee in grado di capire quali sono i suoi problemi. Persone disposte ad essergli amiche. Ma che, al tempo stesso, dovrebbe far capire a tutti quanto può essere importante l’amicizia nel mondo difficile in cui viviamo.