Presentato nei giorni scorsi Report Card 16, lo studio realizzato dal Centro di Ricerca Innocenti dell’Unicef sulla situazione dei minori nei paesi dell’OCSE e dell’UE.
Preoccupanti i numeri che emergono dal rapporto: suicidi, infelicità, obesità e scarsa capacità relazionale sono sempre più diffusi tra i bambini dei paesi dell’OCSE.
Se, da un lato, non sorprende trovare ai primi posti tra i migliori paesi dove “essere un bambino” Paesi Bassi, Danimarca e Norvegia, dall’altro lascia a bocca aperta trovare gli Stati Uniti d’America al terzultimo posto della graduatoria. Peggio solo Bulgaria e Cile (ultimo assoluto tra i paesi OCSE). Anche altri paesi hanno ottenuto risultati inaspettati: Malta 34esima (su 38 paesi) seguita dalla Nuova Zelanda. E poi il Canada “solo” 30esimo e il Regno Unito 27esimo. 19esima l’Italia, al centro della classifica, penalizzata soprattutto dalla 31esima posizione sulla salute fisica.
“Molti dei Paesi più ricchi del mondo, che hanno le risorse necessarie per garantire a tutti i bambini una bella infanzia, stanno fallendo – ha dichiarato Gunilla Olsson, direttore dell’Unicef Innocenti – A meno che i governi non intraprendano azioni rapide e decise per proteggere il benessere dei bambini nell’ambito delle loro risposte alla pandemia, possiamo continuare ad aspettarci un’impennata dei tassi di povertà fra i bambini, un deterioramento della salute mentale e fisica e un crescente divario di competenze tra i bambini. Il sostegno alle famiglie e ai bambini, legato al Covid-19, è tristemente inadeguato. Bisogna fare di più per garantire ai bambini un’infanzia sicura e felice, ora”.
Per effettuare lo studio i ricercatori hanno confrontato i dati nazionali adottando un “approccio multi livello all’analisi del benessere, adattandolo per favorire i confronti internazionali”, un modello basato su sfere di influenza concentriche simile a quello sviluppato dallo psicologo americano Urie Bronfenbrenner per spiegare come i bambini interagiscono con l’ambiente in cui vivono e come questo influenzi il loro sviluppo. Al centro dell’analisi i bambini, il mondo che li circonda e il mondo in generale. Vengono analizzate progressivamente l’insieme delle Attività e Relazioni (ad esempio, quelle con la famiglia o con i coetanei), le Risorse e le Reti di relazioni, e poi le “Politiche ed il Contesto” (che includono i programmi nazionali che interessano i bambini, come le politiche sociali, l’istruzione e la sanità), e il Contesto (che comprende fattori economici, sociali e ambientali che influenzano il benessere dei bambini direttamente o indirettamente).
Una metodologia che ha fatto emergere subito il primo problema: in molti casi i dati erano era limitati o non completi. Carenze o assenza totale di dati in diversi ambiti, fra cui, in modo particolare, il benessere mentale, la violenza di cui sono vittime tanti bambini e la loro tutela, e la possibilità per loro di partecipare, di esprimere la propria opinione e di scegliere (che pure è uno dei principi di base della Convenzione dei Diritti del Fanciullo). Tutti “temi che” secondo i ricercatori “i dipartimenti statistici dei vari governi e la comunità di ricerca internazionale devono urgentemente affrontare”.
Ma anche sorvolando su questo problema, la realtà che emerge è impietosa: nella maggior parte dei paesi, meno di 4 bambini su 5 si ritengono soddisfatti della propria vita. A registrare il livello più basso è la Turchia (53%), seguita da Giappone e Regno Unito (!). Molti bambini non ricevono dalle proprie famiglie il supporto di cui hanno bisogno. Troppi sono vittime di bullismo o soffrono di una salute mentale significativamente grave. É la Lituania a registrare i tassi di suicidio più alti fra gli adolescenti, una delle cause principali di morte fra i bambini e i ragazzi di 15-19 anni nei paesi ricchi! In oltre un quarto dei paesi “ricchi” la mortalità dei bambini è ancora superiore a 1 ogni 1.000.
Il 95% dei bambini in età prescolare è iscritto a programmi di apprendimento organizzati ed è in calo il numero dei Neet (i giovani tra i 15 e i 19 anni che non studiano, non lavorano e non frequentano corsi di formazione). Eppure, il 40% dei bambini non possiede competenze di base di lettura e matematica entro i 15 anni. Ma non basta. Nella maggior parte dei paesi, almeno un bambino su cinque non ha fiducia nelle proprie capacità sociali nel poter fare nuove amicizie.
Anche obesità e sovrappeso sono un problema sempre più grave fra i bambini: nei paesi OCSE, un bambino su tre è o obeso o in sovrappeso (si considerano sovrappeso le persone con un indice di massa corporea, IMC, superiore a 25, mentre un IMC superiore a 30 è sinonimo di obesità). A livello mondiale, si prevede che il numero di bambini e adolescenti obesi tra i 5 e 19 anni passerà da 158 milioni nel 2020 a 254 milioni entro il 2030. Negli Stati Uniti tra i bambini e gli adolescenti di età compresa tra 2 e 19 anni l’obesità è aumentata di oltre un terzo, negli ultimi 15 anni. Oltre a tutti i problemi legati alla salute (diabete, malattie cardiovascolari, ipertensione, cancro, disturbi alla cistifellea e a un’aspettativa di vita più breve), l’obesità anche “ha notevoli ripercussioni emotive e relazionali, limitando la partecipazione alla vita sociale e riducendo l’autostima” si legge nel rapporto. Un problema grave specie per le ragazze. Risultato? In alcuni paesi ricchi, oltre 10 adolescenti tra i 15 e i 19 anni su 100.000 decidono di togliersi la vita! Inutile dire che la situazione è stata resa ancora peggiore dall’epidemia di Covid-19: nella prima metà del 2020 la maggior parte dei paesi OCSE ha chiuso le scuole chiuse con conseguente permanenza a casa con famiglie e parenti, spesso carichi di ansia. Scarso accesso all’assistenza sanitaria combinato con la perdita economica causata dalla pandemia hanno peggiorato la situazione già grave fino a renderla in molti casi catastrofica per il benessere di milioni di bambini.