La perdita di senso del tempo – tipica della condizione umana nella ‘modernità liquida’ – è uno degli aspetti fondamentali dello scenario nel quale il sociologo Zygmunt Bauman vede persone e gruppi sociali muoversi in un dinamismo frenetico che travolge ogni dimensione della vita. Molto spesso leggiamo sui social alcune notizie e le commentiamo, soffermandoci soltanto alla lettura del titolo dell’articolo senza approfondirne il contenuto.
Succede così che il Comune di Ferrara pubblica un post nell’ambito di una campagna contro la violenza sulle donne senza le opportune specifiche: la frase oggetto delle polemiche era un virgolettato e rappresenta, secondo l’Istat, ciò che pensa il 15% degli italiani ossia: “Se sei ubriaca sei in parte responsabile dello stupro”. La frase ha generato un’enorme polemica sui social. Poi le scuse e la rettifica.
Nell’immagine postata dal Comune, infatti, compariva la scritta presentata sotto forma di citazione, mentre la didascalia specificava: “L’assunzione di alcol e droghe ti rende in parte responsabile degli abusi che hai subito. Lo pensa il 15% degli italiani”, citando le ultime statistiche Istat sulla violenza di genere.
“Da donna mi sento offesa”, “Pubblicare una frase simile senza aggiungere nemmeno due righe in più a chiarimento del contenuto” – ha scritto qualcuno sui social. Oltre alle numerosissime critiche dei lettori, poco attenti, che si sono affrettati a condividere con sdegno la notizia.
Dopo le polemiche, il Comune di Ferrata ha provveduto ad eliminare il post sostituendolo con un altro, nel quale viene specificato che “il virgolettato si riferisce a una frase che, secondo l’Istat purtroppo pensa il 15% degli italiani”. Le scuse del Comune su Facebook:
“Il Comune di Ferrara condanna ogni forma di violenza contro le donne. Il post precedente riportava in virgolettato una frase che, secondo l’ISTAT, come specificato nel testo accompagnato all’immagine, purtroppo pensa il 15% degli italiani: ‘Se sei ubriaca sei in parte responsabile dello stupro’. A fronte di questo contenuto tanti di voi hanno provato la reazione più giusta e sana: rabbia. Per questo lo vogliamo chiarire una volta in più per non lasciare spazio a dubbi: Il Comune di Ferrara condanna ogni forma di violenza contro le donne. Quella che avete letto in precedenza è una frase che, in nessun modo, può rispecchiare il pensiero del Comune di Ferrara e di tutti i partner che si sono affiancati al progetto di promozione dell’Agenda 2030 dell’Onu. Ci scusiamo se il post ha urtato la sensibilità dei cittadini o veicolato un messaggio controverso.
Ribadiamo con forza e chiarezza che il Comune di Ferrara è dalla parte di tutte le donne vittime di violenza. Questo fraintendimento lancia però anche un segnale positivo: tanti cittadini che hanno letto il post si sono indignati, questo ci lascia ben sperare affinché quel 15% un giorno si riduca a zero”.
La società nel suo insieme, ma soprattutto i modelli di consumo trasmessi in una nuova logica di “influencer system,” influenza i comportamenti dei ragazzi, e in particolare delle ragazze, che si trovano schiacciate tra due dimensioni: tra quella di una indipendenza e autodeterminazione formale, e dinamiche ancora fortemente maschiliste e misogene. Come sostiene la studiosa Shariff che ha indagato a fondo il mondo degli adolescenti sostiene che permanga una CULTURA DELLO STUPRO.
La cultura di massa e la cultura dello stupro inviano messaggi contrastanti […]. Da un lato le ragazze vedono esempi di adulti e di potenti celebrità che pubblicizzano la propria sessualità, dall’altro vengono umiliate e additate come “sgualdrine” se osano postare immagini intime di se stesse o se infrangono i taciti confini di ciò che è accettabile in certi gruppi di coetanei. Lo slut-shaming è anche sintomo di una “cultura dello stupro” misogina, in cui la società adulta perpetua e sostiene esempi di comportamento maschile che spingono gli adolescenti e i giovani maschi adulti a dar prova della propria virilità.
I risultati di una ricerca della Columbia University, condotta insieme al French National Institute e svelata da Chicago Tribune, parlano da soli: il 59% dei link condivisi sui social media non vengono mai cliccati. In altre parole le persone condividono le notizie senza averle mai lette. Cosa ancora peggiore questi link diventano fondamentali nel determinare, come immaginabile, quali notizie sono importanti per costruire l’opinione pubblica sul web. Arnaud Legout, uno dei coautori dello studio ha dichiarato che: “È tipico della cultura di oggi. Le persone formano le loro opinioni su un titolo o un sommario, senza fare nessuno sforzo per andare più in profondità”.
Nel 2017 Tullio De Mauro, Ministro dell’Istruzione negli anni 2000-2001, lanciò un allarme: “Il 71% della popolazione si trova al di sotto del livello minimo di lettura e comprensione di un testo scritto in italiano di media difficoltà”. Questo è un dato gravissimo, sottovalutato e preso in scarsa considerazione. Bisogna allenare lo sguardo per riconoscere gli errori sistematici. Trovare la motivazione per andare oltre un titolo a effetto, che non cela altro che l’agognato clickbait.