Appare unanime il desiderio che la cifra dell’anno che sta per iniziare sia lo sforzo di riappropriarsi della fiducia in noi stessi e di una visione ottimistica del futuro, pur contro ogni evidenza, convinti come siamo di quanto sia stato avvilente e deleterio contemplare in questi anni le macerie di un passato che ancora oggi ci crollano addosso.
Con il limite sacrosanto dello spazio giornalistico provo a lanciare dodici proponimenti (uno per ciascun mese del’anno) che in ogni settore della vita pubblica e privata potrebbero aiutare a riconquistare una parte di fiducia in ciò che come siciliani siamo e potremmo essere, se solo ci liberassimo da alcuni pregiudizi, vecchi e nuovi che come catene arrugginite da troppo tempo ci portiamo dietro.
Il dodecalogo proposto a ciascun siciliano e massimamente a coloro che per professione o per vocazione orientano la pubblica opinione, non pretende certo di essere esaustivo ma intende aprire un dibattito più generale, non tanto sulle infinite mille questioni specifiche quanto sullo spirito con cui affrontarle.
In sostanza, si tratta non certo di ignorare o nascondere i problemi e le tante emergenze, quanto piuttosto di individuare modalità nuove con cui leggerne e ri-scriverne i contorni, immaginando le possibili soluzioni avendo guardato ad essi con lenti diversamente colorate.
L’esercizio quotidiano di un pensiero divergente ed eccentrico può rivelarci, soprattutto nelle situazioni di maggiore difficoltà, prospettive nuove e vie d’uscita esistenti ma non visibili per troppo tempo a motivo della monocromia che ne circonda la descrizione e l’analisi.
Dietrich Bonhoeffer, il teologo luterano tedesco protagonista della resistenza al nazismo, nel 1944 così scriveva dal campo di concentramento di Flossenburg: “l’essenza dell’ottimismo non è soltanto guardare al di là della situazione presente, ma è una forza vitale, la forza di sperare quando gli altri si rassegnano…“
Ecco di seguito la mia proposta e l’invito ad accrescerne l’ambito di applicazione nel 2021 che va ad iniziare.
Ogni sforzo va indirizzato nella i di non giudicare tutto ciò che accade in Sicilia sotto la lente deformante dell’antinomia mafia-antimafia.
Va ridimensionato attraverso il silenzio il populismo/protagonismo che connota alcuni tra i principali governanti siciliani
Occorre puntare in ogni settore sulle giovani generazioni, riservando agli “anziani” il ruolo di consiglieri, senza l’obbligo di ascoltarli o il timore reverenziale di farne a meno.
Vanno incoraggiate le formazioni politiche inclusive, puntando su ciò che unisce piuttosto che su ciò che divide.
E’ necessario privilegiare la comunicazione delle cose realizzate piuttosto che enfatizzare gli annunci di quelle da realizzare.
Le azioni di soggetti che hanno finalità comuni vanno concentrate, limitando la crescita di movimenti/associazioni/gruppi “fotocopia” e focalizzando l’analisi delle nostre risorse naturali, culturali e d umane con pragmatismo e razionalità, fuori dagli schemi ideologici che hanno intrappolato spesso il nostro futuro.
Occorre rafforzare nella Magistratura la terzietà necessaria a sottrarla al metro di giudizio applicato in altri settori della vita civile in cui dividersi su temi e visioni de mondo è invece legittimo e necessario.
Con largo anticipo occorre interrogarsi sul ricambio in ogni settore della classe dirigente siciliana, con rispetto e gratitudine, se dovuti, verso quanti attualmente ne fanno o ne hanno fatto parte
Vanno investite risorse (non necessariamente solo economiche) ed energie intellettuali e culturali sulla formazione di nuove soggettualità da selezionare con criteri innovativi lontani da ogni appartenenza e farle crescere in competenza, libertà di pensiero e di azione.
I social network sono uno strumento potente di partecipazione, vanno usati come tali per “convocare” ogni forma d’impegno, farne circolare le energie e favorirne l’incontro e il confronto reale e non solo virtuale.
Davanti ai grandi cambiamenti che accelereranno sempre di più la mobilità internazionale dei giovani non va assimilata nell’unica categoria della fuga dei cervelli e va evitato di piangersi addosso se essi decidono di vivere dove vi sono oggi e vi saranno domani maggiori opportunità di crescita e migliori condizioni di vita. Siano i territori ad essere concretamente attrattivi e volano di sviluppo, provvedendo a cambiare, se e dove necessario, le classi dirigenti che non si rivelino all’altezza di tale compito.
Infine, che la nostra sicilianità sia vissuta senza più alcun sentimento di narcisistica specialità, sottraendoci all’ autocommiserazione e alla pericolosa attribuzione ad altri attori dei nostri passati – e presenti – fallimenti.
L’indimenticato Tonino Guerra, maestro del cinema italiano e poeta dell’ottimismo, ci ha lasciato un grande insegnamento, semplice e suadente come è stata la sua lunga esistenza:
“Contento, proprio contento sono stato molte volte nella vita ma più di tutte quando mi hanno liberato in Germania che mi sono messo a guardare una farfalla senza la voglia di mangiarla.”
Con gli auguri più cari ai lettori de Lo Spessore, periodico vigile ed attento, nato ufficialmente in questo anno difficile come segnale di impegno consapevole nel presente e di speranza non retorica nel futuro.