A farlo, è stata la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, presentando il nuovo piano per l’abbattimento delle emissioni di CO2 che prevede di abbattere le emissioni di CO2 del 55% entro il 2030, con l’obiettivo finale di azzerarle del tutto non oltre il 2050. “È il nostro compito generazionale, che ci deve unire e incoraggiare. Non si tratta solo di assicurare il benessere della nostra generazione, ma anche quella dei nostri figli e nipoti”, ha dichiarato la von der Leyen.
Purtroppo raggiungere questi obiettivi non sarà facile. Eliminare le auto ibride e quelle “tradizionali” non significa “eliminare” le emissioni ma solo “spostarle” dalle auto alle centrali elettriche. Inoltre l’aumento dei consumi di energia elettrica richiederà modifiche importanti agli impianti. Sia in termini di produzione (nuove centrali?) che di distribuzione. Fuori e dentro le città dovranno inevitabilmente essere realizzati un numero enorme di punti di ricarica (ricaricare un’auto elettrica non è come fare rifornimento ad un’auto tradizionale: se il primo richiede pochi secondi o, al massimo, qualche minuto, il secondo richiede molto più tempo). Per non parlare della gestione dei rifiuti speciali (gli accumulatori dismessi).
Il punto focale è che tutti questi sforzi potrebbero non servire a nulla. Tra i mezzi di trasporto le auto sono responsabili solo di una piccola parte delle emissioni inquinanti. Un documento del 2018, indicava come maggiori responsabili delle emissioni settori come la produzione di energia, l’agricoltura, i processi industriali e il trattamento dei rifiuti. Per non parlare del trasporto aereo e navale. Secondo lo studio di T&E-Transport&Environment, gli scarichi della flotta del principale operatore del mondo delle crociere emetterebbero dieci volte più ossidi di zolfo dell’intero parco auto circolante in Europa. Caso esemplare quello di Barcellona: le 105 navi da crociera approdate qui in un solo anno hanno rilasciato nell’atmosfera oltre 33mila tonnellate di ossidi di zolfo, a fronte di meno di 7mila tonnellate di emissioni da parte dell’intero parco circolante della città catalana (560mila auto). Stessa cosa a Venezia: 27mila tonnellate emesse dalle imbarcazioni a fronte di poco più di 2mila generate dal parco circolante dell’area di Mestre (110 mila auto). E così a Civitavecchia: le 76 navi da crociera approdate nel 2017 hanno comportato emissioni di ossidi di zolfo pari a circa 22mila tonnellate, contro le poche centinaia legate alle 35mila auto immatricolate in città.
Fu proprio la von der Leyen, a Luglio 2019, a dichiarare che avrebbe esteso al trasporto marittimo l’attuale sistema di scambio di quote di emissione. E il Parlamento UE, in seduta plenaria, aveva approvato la risoluzione 2019/2193(INI) sulle misure tecniche e operative per un trasporto marittimo più efficiente e più pulito. Ora, però, inspiegabilmente, la Commissione europea ha deciso di concentrare l’attenzione sulle auto.
Ma l’aspetto più sorprendente è che tutto questo potrebbe non servire a nulla. Secondo Bjorn Lomborg, presidente del Copenhagen Consensus e professore a Stanford, il New Green Deal non avrà quasi nessun effetto sui riscaldamenti climatici. Se si inserisce la riduzione delle emissioni del 55% (pari a 12,7 miliardi di tonnellate di CO₂ o equivalenti), in uno dei modelli climatici previsionali delle Nazioni Unite riduce la temperatura globale solo di 0,004°C. Praticamente nulla. Un risultato che non sorprende: ad emettere di più non sono le auto dell’Ue ma le fabbriche di paesi come Cina, USA e India. Secondo i dati di Welcome to Carbon Atlas | Global Carbon Atlas, il paese europeo più inquinante (da questo punto di vista) sarebbe la Germania, che emette “solo” 702 MtCO2. Molto meno delle emissioni (oltre 2600) dell’India, degli USA (oltre 5200MtCO2) o della Cina (ben 10.175 MtCO2).
Del resto non sorprende. Concentrata sulle emissioni delle auto (e relative misure), la presidente della Commissione europea ha dimenticato di parlare di un’altra misura del suo programma “per” l’ambiente: il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), la compensazione delle emissioni di CO2. UN sistema che permette alle aziende più inquinanti di continuare a emettere CO2 grazie agli “scambi” di quote di emissioni.
Ha preferito stravolgere il mondo dell’auto. Ma cercare di attribuire le colpe delle emissioni di CO2 alle auto non servirà a molto. E, di sicuro, non basterà a rendere l’Europa “green”.