In questi giorni i giornali, e i siti d’informazione, riportano una notizia che riguarda Tik Tok. Il social network cinese, lanciato nel settembre 2016, ha sorpassato, negli Stati Uniti e nel Regno Unito, il numero di utenti che rimangono più tempo collegati all’app rispetto a quelli che navigano su YouTube. Questo sorpasso è avvenuto in due momenti diversi: nel Regno Unito nel mese di giugno 2020 e negli Stati Uniti nel mese di aprile 2021.
Questa informazione arriva da un report di App Annie, società che analizza il mercato delle applicazioni, e sembrerebbe proprio che il tempo medio per utente trascorso sull’app cinese sia superiore se confrontato con quello trascorso su YouTube. Invece, YouTube rimane al primo posto per tempo complessivo impiegato.
Quello che sta accadendo per dirla con un detto si potrebbe riassumere con: “Niente di nuovo sotto il sole“, poiché quello che è successo era anche abbastanza prevedibile.
Tik Tok non è soltanto cresciuto a dismisura, ma è anche cambiato totalmente e si adatta sempre di più ai gusti degli utenti. La ricerca di cui si parla è una ricerca che ha dei dati sottodimensionati, perché la società che l’ha realizzata non ha considerato l’esplosione di Tik Tok in Cina. Infatti, stiamo parlando di una crescita che ha superato YouTube nei valori relativi.
In Cina Tik Tok possiede un livello di adesioni fisso e costante. Il motivo di questo trionfo è quella continua necessità di rappresentazione che ci rende diversi dalla realtà. Non appariamo per quello che siamo, ma appariamo per quello che serve. Tik Tok ci permette di essere sempre più vicini a quello che vuole il nostro pubblico.
Quando cerchiamo di capire come mai Tik Tok ha superato Facebook o YouTube, dobbiamo prestare attenzione anche alla fascia d’ età coinvolta. Tutto nasce dal desiderio di farsi vedere, di apparire e di vetrinizzare ogni momento della propria vita.
La vetrinizzazione ha creato adultescenti (adulti che si comportano come adolescenti) e bambini adultizzati e li troviamo facilmente su Tik Tok. Basti pensare ai baby influencer di cui tanto si sta discutendo in queste ultime settimane.
Il successo di Tik Tok è anche dovuto alla capacità di esportare un modello che, pur venendo dall’Oriente, è diventato particolarmente appetibile anche per noi in Occidente ed è un dato abbastanza strano e che merita di essere approfondito.
Non ho paura Tik Tok come mezzo di comunicazione, ma mi fa paura il fatto che alcune devianze si possono generare ed alimentare dalla grande diffusione di questo social network.
Quello che ho verificato nei tanti incontri che faccio con i genitori è che, molto spesso, parlano di un social che non conoscono completamente. Ogni genitore dovrebbe andare ad approfondire non solo che cosa il figlio, o la figlia, trovano di particolarmente interessante su Tik Tok, ma anche a quali contenuti accedono o quali contenuti pubblicano su Tik Tok.
Magari possono esserci delle pagine interessanti o possono presentarsi delle situazioni pericolose che i genitori ignorano. Mi riferisco a quelle Challenge/sfide terribili che in tante occasioni si sono trasformate in tragedia.
Una giornalista di Huffington Post si è iscritta a Tik Tok per cercare di capire i motivi di questo enorme risultato e anche le modalità di funzionamento del social. Un modo intelligente per poi accompagnare i propri figli alla scoperta della piattaforma. Come se non bastasse c’è anche un altro aspetto importante sotto i 13 anni non è possibile essere iscritti a Tik Tok e invece questo accade costantemente.
A differenza degli altri social quali Facebook, Instagram, Snapchat che da sempre costituiscono una miniera infinita di dati personali, la piattaforma cinese presenta, molti, troppi lati oscuri nel florido mondo dell’app economy.
Ritengo importante e necessario che i genitori insegnino ai figli un uso consapevole di TikTok, come degli altri social, più che applicare divieti e impostazioni rigide che solitamente vengono aggirati con diversi escamotage. Formazione e informazione possono passare anche sulle piattaforme social, cercando di gestire il disequilibrio tra online e offline che si sta verificando e della spaccatura fra apparire, essere e identità digitale.