L’Italia torna a far sentire la propria voce sull’adattamento climatico e sulle nuove metamorfosi climatiche che possiamo riscontrare nella nostra attualità. Alessandro Modiano, il nuovo inviato speciale per il Clima del governo italiano, farà da collegamento tra il ministero degli Esteri e il ministero della Transizione ecologica. “Abbiamo priorità geografiche, come l’Africa, ma le strategie di adattamento esigono una visione più complessa”, ha dichiarato durante la sua prima intervista rilasciata per le pagine di “La Repubblica”.
La decisione di avere un inviato speciale per il clima risponde a una esigenza ormai fondamentale: portare sui tavoli dei negoziati internazionali una posizione che sia la sintesi di tutte le varie filiere che in Italia si occupano di cambiamento climatico. L’idea delle nostre istituzioni è di avere un terminale che garantisca una posizione chiara e univoca del governo. Riuscire a conciliare la diplomazia climatica con la difesa degli interessi delle grandi aziende italiane è la sfida cruciale che l’inviato speciale per il clima dovrà affrontare con forza e determinazione.
Alcuni autorevoli esempi sono già visionabili nella nostra realtà economica come Perb Enel, un campione di energia rinnovabile nel mondo. D’altronde, tutte le grandi aziende italiane hanno programmi per l’individuazione di rinnovabili e per la conversione nel lungo periodo ed è evidente un grandissimo impegno da parte delle istituzioni europee per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Con la forza dei richiami e della ricerca europea, i governi dovranno investire nella direzione dell’adattamento climatico, della sostenibilità e i grandi gruppi industriali sono consapevoli delle nuove e innovative scelte da intraprendere.
Visioni e riflessioni che azionano dinamiche geopolitiche e socioeconomiche che l’Italia deve tutelare, valorizzare e monitorare. L’attenzione italiana e le priorità geopolitiche, in particolare in Africa, devono dedicare la giusta attenzione anche sulle tematiche del cambiamento climatico. “Come insegna la vicenda di Tonga, le isole del Pacifico rischiano di scomparire. E la priorità da geopolitica diventa esistenziale”, ha dichiarato Alessandro Modiano. D’altronde, l’accordo alla COP26 è stato senza dubbio poco efficace e “non abbastanza vicino per evitare il disastro climatico”.
Il fallimento di Glasgow mostra la mancanza di progressi reali e risposte politiche inadeguate e con tale strategia estremamente confusa e non razionale non è arrivata nessuna nuova risorsa per le tematiche ambientale. In tale scenario internazionale, altamente instabile, l’azione diplomatica di inviati speciali che sappiano far riflettere, dibattere e incontrare diverse visioni diviene essenziale. D’altronde, attualmente il cambiamento climatico rappresenta una gravissima minaccia esistenziale, soprattutto per i Paesi poveri con pochi mezzi e opportunità per adattarsi. Il fallimento dei paesi ricchi nel fornire il sostegno finanziario promesso ha solo peggiorato le cose e l’azione diplomatica ritorna ad essere essenziale.