Nuovo allarme sul trattamento riservato ai bambini costretti a vivere negli orfanotrofi. Nei giorni scorsi, a presentare un nuovo rapporto è stata l’organizzazione internazionale per l’infanzia Lumos. Il rapporto ha utilizzato i dati forniti da 84 organizzazioni in 45 paesi. I dati rilevati dimostrerebbero che, nel mondo, milioni i bambini vivono in istituzioni che non possono soddisfare i loro bisogni o che trascurano i loro diritti. Spesso i bambini sono esposti a molteplici forme di sfruttamento che causano danni a volte permanenti.
Numerosi i casi di sfruttamento sessuale o di bambini costretti a lavorare e ad esibirsi per i donatori stranieri per ottenere maggiori finanziamenti. In alcuni casi, i bambini sono tenuti volontariamente malnutriti e in condizioni anguste e poco igieniche per attirare finanziamenti da parte dei donatori. Lumos ha anche riscontrato casi di bambini messi a disposizione di soggetti terzi per diverse ore o giorni prima di essere restituiti.
La maggior parte dei bambini finiscono in questi centri per povertà, sfollamento, disabilità o per ricevere un’istruzione. Secondo i ricercatori, a volte, i bambini sono stati condotti negli istituti con documenti di identità falsi (inclusi falsi certificati di morte dei genitori o documenti che ne attestano l’abbandono). Circa l’80% dei bambini negli orfanotrofi non sono orfani e hanno almeno un genitore vivente. Ai genitori viene promessa una vita migliore per i figli: cibo, istruzione e assistenza sanitaria. A volte i documenti dei bambini vengono falsificati per far sembrare che non abbiano una famiglia, per creare “orfani di carta”. Molti bambini vengono “educati a fingersi orfani in presenza di volontari e altri visitatori” o tenuti deliberatamente in condizioni precarie e denutriti per suscitare simpatia e donazioni.
Questo in tantissimi paesi. In Ghana, dove i bambini sono vittime di tratta e di abusi. Alcuni di loro vengono venduti per lavorare nelle coltivazioni di cacao o nelle miniere. Cambiando continente, in Asia, la situazione non cambia: In Cambogia, un sondaggio che riporta i dati del 2017 parla di 16.579 bambini in 406 orfanotrofi e quasi altri 10.000 in altre “strutture di cura”. Anche qui la maggior parte dei bambini aveva almeno un genitore vivente. E anche in Cambogia il numero degli orfanotrofi è aumentato sensibilmente: circa il 60% tra il 2005 e il 2015 nonostante un calo del numero di veri orfani (ma il numero di bambini ospitati è aumentato di quasi l’80%). Il governo ha promesso di restituire migliaia di bambini negli orfanotrofi alle loro famiglie. In Guatemala, nel 2017, un centinaio di bambini hanno cercato di fuggire dall’orfanotrofio dove erano stati vittime di abusi, ma sono stati riportati indietro dalle forze dell’ordine e rinchiusi di nuovo. Per protesta alcune ragazze hanno appiccato un incendio per attirare l’attenzione della gente al di fuori del centro: 41 di loro hanno perso la vita. Ad Haiti, sono circa 30.000 i che bambini vivono nei 750 orfanotrofi esistenti, ma anche qui il governo ammette che l’80% di loro ha almeno un genitore vivente.
Un mercato che, nel corso degli anni, in alcuni paesi è cresciuto in modo incredibile: in Uganda, il numero di centri per l’adozione è passato da 1.000 alla fine degli anni ’90 a 55mila oggi. Nell’ultimo decennio, in Cambogia, il numero di istituti di assistenza per bambini è aumentato del 75%. Eppure in entrambi questi paesi il numero di orfani sarebbe in calo. Anche ad Haiti il numero degli orfanotrofi pare sia aumentato di almeno il 150 per cento (specie dopo il terremoto del 2010). Ma solo il 15% degli orfanotrofi è registrato. Secondo Lumos, il costo di tutti gli orfanotrofi haitiani supera i 100 milioni di dollari l’anno, il 92% dei finanziatori dell’orfanotrofio proviene dagli Stati Uniti (il 90% è basato sulla fede). Un sistema che costa quattro volte di più che fornire assistenza sanitaria, educativa e sociale mantenendo i bambini in famiglia.
Secondo Lina Gyllensten, direttrice ad interim di Lumos, “Il rapporto di Lumos mostra che le istituzioni stanno giocando un ruolo significativo in molti casi di sfruttamento e abusi sui minori in tutto il mondo. I bambini vulnerabili sono intrappolati in una complessa rete di traffico legato alle istituzioni e sono ripetutamente esposti a molteplici forme di danno. È tempo di rompere questi cicli di sfruttamento”.
“Penso che molte persone rimarranno scioccate da questo rapporto”, ha detto Parosha Chandran, avvocato di One Pump Court. “Possono riconoscersi come volontari dell’orfanotrofio ben intenzionati o come un generoso donatore che ha aiutato i bambini rimasti vulnerabili dopo un disastro umanitario. Leggere questi dati potrebbe essere la prima volta che si rendono conto di aver involontariamente svolto un ruolo nel sostenere un ecosistema dannoso in cui i bambini, la maggior parte dei quali ha almeno un genitore vivente, agiscono come merci in un’industria di orfanotrofi a scopo di lucro”.
Lumos ha esortato i governi a rafforzare il supporto ai bambini in cura e a garantire che i bambini ricevano il supporto di esperti e le informazioni per conoscere i loro diritti. Ma anche ad ascoltare le raccomandazioni per interrompere i cicli di sfruttamento, compreso il reinvestimento dei fondi delle istituzioni nei servizi familiari e comunitari, adottando nuove leggi e delineando i passi che i governi nazionali devono intraprendere per combattere il problema.
In molti paesi, gestire un orfanotrofio o un centro di accoglienza per bambini può essere molto redditizio. Gli “orfani” vulnerabili attirano finanziamenti, donazioni e volontari internazionali. Questo fa si che, a volte, si ricorra a quello che gli esperti chiamano “traffico di orfanotrofi”: i bambini vengono strappati alle loro famiglie e sfruttati a scopo di lucro. Alcuni vengono abusati sessualmente o costretti al lavoro o all’accattonaggio. Altri vengono venduti per adozione o servitù illegali. Altri semplicemente scompaiono (c’è chi sospetta che possano diventare vittime di traffico di organi). Si tratta di forme di violenza nei confronti dei minori da anni condannate dalle istituzioni internazionali. Nel 2019, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva riconosciuto il legame tra le istituzioni per l’infanzia e la tratta di esseri umani. Ma ad oggi sono pochi i casi in cui questo problema è stato affrontato in modo efficace.
E in molti paesi la situazione non è ancora del tutto chiara: nel Regno Unito, una recente revisione indipendente del Modern Slavery Act ha gettato nuova luce sul problema. Diversi enti di beneficenza hanno fornito prove di comportamenti errati negli orfanotrofi e hanno esortato il governo centrale ad esaminare meglio i ruoli che i cittadini possono svolgere in quella che è stata definita “industria” degli orfanotrofi. Lo scorso anno, anche in Australia erano emersi problemi analoghi. A seguito di queste segnalazioni, il governo australiano ha deciso di tenere conto nella sua legislazione sulla schiavitù dello sfruttamento dei bambini nelle istituzioni. Nel 2018, anche il rapporto USA sulla tratta di persone ha dedicato una sezione al rischio per i bambini negli istituti. E anche il parlamento olandese ha discusso a lungo sul “turismo” degli orfanotrofi e sul suo legame con la tratta dei minori.
In Italia, l’ultimo Rapporto CRC sul rispetto della Convenzione dei Diritti del Fanciullo sottolinea che “le informazioni relative al numero delle persone di minore età che vivono fuori della propria famiglia di origine e che sono inserite in percorsi di affidamento familiare e in comunità di accoglienza, continuano ad essere non adeguate sia temporalmente (i dati disponibili si riferiscono al 2017), sia rispetto alle caratteristiche del percorso di accoglienza”. Lo stesso ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Orlando, in un intervento alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare nel mese di agosto 2021, ha ammesso che non si conosce con esattezza il numero dei minori presenti in orfanotrofi o strutture simili. Gli ultimi dati ufficiali riportati sarebbero quelli comunicati dal rapporto Dati sui bambini e ragazzi in affidamento familiare e nei servizi residenziali. Dati risalenti al 31 dicembre 2019 ma basati sui numeri del 2017. Blande le giustificazioni riportate: “Sono consapevole che una delle questioni dirimenti rispetto al tema oggetto dell’inchiesta della Commissione è quello della rilevazione dei dati, come evidenziato da più parti”, ha dichiarato il ministro. “La disponibilità di informazioni deriva infatti dalla presenza sia di più fonti di produzione di dati, ognuna con proprie caratteristiche, gestite prevalentemente dalle Regioni e Comuni, sia di diverse fonti di ricognizione”) (Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza, Istat, Autorità garante) e altri. In una audizione alla Trust Conference della Thomson Reuters Foundation a Londra, Forget Me Not e Lumos hanno chiesto la chiusura degli orfanotrofi che causano danni ai bambini.