Il 40 per cento in più di richiesta di aiuto psicologico al centro Telemaco per i più giovani che non riescono a riacquistare i rapporti sociali con i propri coetanei. Sì, perché i giovani hanno dovuto abbandonare le loro abitudini e non è stato semplice affrontare questi due anni.
Zita Dazzi su Repubblica Palermo, in un articolo interessante riporta dati che ancora una volta confermano le mie ricerche recenti.
La DAD e la DDI hanno modificato anche il loro metodo di apprendimento e di studio.
La verità è che le richieste di aiuto e sostegno sono aumentate del 40 per cento negli ultimi 12 mesi.
“C’è un incremento significativo del malessere giovanile nelle forme delle dipendenze patologiche, dei disturbi alimentari, dell’autolesionismo, con manifestazioni di ansia, attacchi di panico e stati fobici. Fra i 97 ragazzi che abbiamo attualmente in carico abbiamo notato come sia fortissimo il sintomo del “ritiro sociale”, che riguarda circa il 40 per cento dei pazienti”, dichiara Valentina Calcaterra, coordinatrice e portavoce del gruppo di psicoterapeuti del centro Telemaco.
E ancora: “Ma senz’altro il fenomeno più allarmante è proprio quello dell’autoreclusione, anche quando le misure di contenimento del contagio sono state allentate o eliminate. Per questo si è inserito all’interno del progetto #Milanonoicisiamo il servizio domiciliare. Il ritiro e l’isolamento sembrano il rimedio ideale per contrastare la paura del mondo ingigantita da tutte le misure che giustamente ci sono state imposte per evitare contagi. A partire dalla Dad, che ha privato i ragazzi del contatto, della socialità, innescando un disagio preciso, legato all’adolescenza interrotta, nel momento in cui il giovane inizia a investire sull’esterno e ambisce a lasciare l’ambito familiare”.
Il disagio si manifesta in diversi modi come l’aggressività e l’ira, culminate in azioni di violenza che molto spesso si riversa sul proprio corpo.
La pandemia che ci ha colti di sorpresa ha, senza dubbio, sconvolto le nostre vite. Ci siamo ritrovati all’interno di una realtà senza più certezze e siamo stati costretti a cambiare le nostre abitudini quotidiane.
Scoprire e accettare le nostre fragilità non è stato facile, soprattutto perché non conoscevamo i limiti delle nostre paure.
I nostri giovani sono quelli che hanno subito le conseguenze peggiori legate a questo isolamento forzato. La pandemia ha costretto il mondo scolastico e accademico ad allontanarsi dalle aule e a sperimentare la DAD (didattica a distanza) o la DDI (didattica digitale integrata). Una modalità, di insegnamento e apprendimento, del tutto nuova per professori e studenti che dimostrato di avere diverse criticità.
L’emotività è un elemento centrale nella vita degli adolescenti e durante questi due anni hanno trascorso tantissime ore online.
Mi sono occupato del Vamping. Non si tratta di un nuovo allarme, perché in passato si è tanto parlato di Vamping. Oggi i casi sono aumentati a dismisura a causa della pandemia che ha modificato le nostre giornate.
Il Vamping viene ricollegato al comportamento degli adolescenti che come vampiri rimangono svegli durante la notte, guardando il cellulare e navigando in rete.
Il Vamping non è il solo a destare preoccupazione perché anche il “Hikikomori”, probabilmente favorito dalla pandemia, presenta percentuali molto alte. Il termine Hikikomori arriva direttamente dal Giappone e vuol dire letteralmente “stare in disparte” e serve ad indicare quanti desiderano allontanarsi dalla vita sociale per molto tempo (da alcuni mesi fino ad arrivare a diversi anni), rinchiusi a casa, senza alcun rapporto con il mondo reale, in certe circostanze nemmeno con la propria famiglia.
In Italia la stima si aggira intorno ai 100 mila casi. Le motivazioni sono tante: caratteriali, familiari, scolastiche e sociali. La dipendenza da internet viene designata come una delle cause del fenomeno. In realtà, diversi studi dimostrano che la rete sia una conseguenza dell’isolamento e non la causa.
Nel frattempo, tra i dati preoccupanti, c’è l’aumento del numero di profili falsi sui social network. La proliferazione di queste dinamiche apre al tema della violenza e alla crescita di fenomeni come cyberbullismo, il sexting e il revenge porn.
Una generazione disorientata tra paure e continuo esibizionismo di sé, dove ci sono preadolescenti e adolescenti sempre connessi e sempre più soli.
E di solitudine ha parlato anche Don Orazio Barbarino, Arciprete di Linguaglossa che, in suo articolo per La Voce dello Jonio, ha descritto come la rivoluzione digitale ci ha resi tutti più soli.
Ha citato il “Ministero della solitudine”, fondato nel 2018, dal governo britannico che ci fa comprendere quale sia il sentiero della nostra vita. La conferma è arrivata anche dai dati ISTAT che, oltretutto, rivelano che un nucleo famigliare su tre è composto da una sola persona.
Don Orazio ha sottolineato anche che l’interconnessione ci allontana dalla realtà circostante. Il sociologo Zygmunt Bauman ci aveva avvertiti che gli individui vivono in una dimensione di “affollata solitudine“.
Non possiamo più aspettare, ma abbiamo bisogno di rispondere a questo grave isolamento. Il problema emerge all’interno di una società impreparata e che non sa ancora aiutare i giovani.
Bisogna unire le forze e coinvolgere le famiglie, la scuola, le politiche giovanili e le associazioni per supportare le nuove generazioni ed aiutarle a superare questa difficile fase della loro esistenza.
Creiamo occasioni di formazione, dove si possa ritrovare il calore umano e laboratori educativi per sostenere quanti chiedono aiuto.